Raccolgo i pezzi a uno a uno, facendo innesto al coraggio. Custodirò segreti come fossero testimonianze vive di quel che sono stata. Non si saprà della mia pelle spaventata, né delle braccia in difesa, chiudersi forti a proteggere il cuore e i suoi filamenti. Si sentirà il mio verbo restato muto, con la lingua data in sacrificio in nome degli urli, in attesa di una eco redentrice che sia conversione. M'è sembrato di capire bellezza e destino, tutto a un tratto, del resto, improvvisamente, ho confuso le idee. Ho espiato crimini non commessi e l'ho fatta franca davanti ai reati che hanno tenuto in ostaggio l'ultima goccia di perdono, per me e gli altri e dagli altri a me, il passo è stato breve. Ci saranno giudizi che di universale non avranno nulla se non lo spazio ristretto degli occhi a calibrarsi gli sguardi e dirsi il rancore. Magari, dirsi l'amore. Forse, sorridersi tra le ciglia. Addirittura, ricongiungersi. E sarà non colpevolezza, ma mai innocenza piena, e sarà certezza d'una pena, ma mai assoluzione. Parlo così tanto con me stessa da essermi tribunale, cancelliere e galera. In attesa di libertà.
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