Scritto da: Marilisa Menegatti
Eccomi qua,
il 22 marzo 2020.
A scrivere di non so cosa, su un foglio bianco, che poi forse finirà su un social che ho sempre reputato blando e stupido.
La psichiatra mi chiederebbe "Come ti senti oggi? Come sono i tuoi pensieri?" E la mia testa mi riporta a quel Ciak del film Joker dove la psichiatra gli chiede la stessa medesima domanda e lui risponde "Lei non mi ascolta. Mi fa sempre le stesse domande ogni settimana: come va il lavoro, hai avuto dei pensieri negativi... Sono soltanto negativi i miei pensieri!"... e io mi immedesimo in Arthur come un attore teatrale si immedesima nel suo personaggio.
Ma la differenza è totalmente abissale.
Sono sdraiata a letto (che novità). Le gambe non mi danno pace.
Ero abituata ad uscire con la mia cagnolina, incontrare gente, bermi il caffè al bar. Niente... sembra quasi un sogno annebbiato.
Eppure tutto questo è accaduto.
Come è accaduto che il 24 aprile avrei fatto 4 anni di fidanzamento con una persona che non sento più e il 1 maggio 3 anni di convivenza... con una persona che mi ha chiesto 3 volte di sposarla e poi... puff... colpa mia, colpa sua... 50 e 50... è sempre un 50 e 50 in una rottura.
Ma questa è la cosa tremenda... è come se l'avessi vissuta da sola questa cosa.
È come se questa "relazione" fasulla o veritiera, l'avessi vissuta da sola, perché se facciamo il calcolo dei momenti che io e lui abbiamo passato realmente insieme... e dico insieme... non nella stessa casa, ma insieme... beh... si riducono a poche settimane... in 4 anni.
Perché io ero fiera del mio ruolo di "mogliettina da film annì 50" e lui era contento del ruolo di "marito annì 50"... finché... non mi sono accorta che ero solo io a vivere quella relazione e noi non siamo più negli annì 50 e io non sono la schiava di nessuno, né la mamma di nessuno.
Quindi la psichiatra mi chiederebbe: "come ti senti oggi?"...
"Mi sento come mi sento tutti i giorni. Sola. Vuota. E piove, quindi il mio umore peggiora a dismisura, sebbene la pioggia aiuterà a far sparire questo virus (?) O forse no... non sono un medico o uno scienziato. So solo che mi sento esattamente come mi sentivo tutti gli altri giorni con una persona accanto. Sola in mezzo alla gente.
Semplicemente perché quella relazione la vivevo con la testa e il cuore stava in cantina attendendo un cenno minimo di dolcezza da parte sua, che si limitava a qualche foto su whatsapp della colazione a letto, che quando poteva non mi ha mai portato, bensì ero io a portargliela appena era a casa. Un qualche bacio quando si ricordava... Ma questa pazza folle, se non amava il proprio compagno, allora cosa ci stava insieme ancora e ancora e ancora... e sopportava ogni suo capriccio, ogni suo sclero. Forse perché lo amavo? Forse perché ero davvero l'unica ad amare in quella relazione. Una persona che ti dice tutti i giorni di amarti, ma non te lo dimostra, non significa per forza che ti ami... anzi... quando poi ti lascia sola nel momento più cruciale, beh, lì capisci. Lì, capisci di essere sola. Eri sola prima, eri sola durante e sei sola ora."
Questo ti logora, ma ti fa rendere conto della realtà della vita.
Come disse Audrey Hepburn, mia amata attrice: "Ricorda, se hai bisogno di una mano, la troverai alla fine del tuo braccio e mentre diventi più grande, ricorda che hai un'altra mano: la prima serve ad aiutare te stesso, la seconda serve ad aiutare gli altri!".
E aveva ragione...
Come mi sento oggi?
Come un uovo, in mezzo ad una strada newyorkese, in pieno traffico intenso, di fronte a Wall Street... spero almeno di vedere Tiffany da qui.
Ecco, come mi sento.

Un bacio

M. M.
Composto domenica 22 marzo 2020

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