Scritto da: Martina Boselli
In trappola. Ecco come mi sento molto spesso.
La mia è una realtà in cui superficialità e pochezza d'animo stanno pian piano prendendo il sopravvento e stanno mettendo radici in ogni dove.
Sopraffatta. Ecco come mi sento davanti a questo pensiero che, spesso, mi rimbomba nella testa come un martello pneumatico.
E i lavori in corso sembrano davvero essere tanti.
Non mi ci ritrovo più negli sguardi degli altri. Loro guardano un telefono e io continuo a guardare il cielo. Loro accarezzano il terzo drink ghiacciato e io me ne resto sulla sabbia a perdermi nel rumore delle onde.
Osservo. Ascolto. Tutto. Tutti. Sempre.
Ma quelli non sono i miei discorsi. Non mi ci ritrovo per nulla nelle parole che blaterano tanto e dicono così poco. Preferisco i silenzi pieni di cose non dette e che ti saziano l'anima.
Mi dicono che pretendo troppo che, alla mia età, è bene smettere di credere nelle favole. Di abbassare le aspettative, di accontentarmi di un amore, anche se mediocre, piccolo, in grado di regalarmi qualche sorriso.
Ma io non li voglio i sorrisi. Io voglio le fragorose risate che mi fanno venire le rughe attorno agli occhi. Voglio le mani che mi cercano anche sotto il tavolo di un pub mentre siamo a cena fuori con gli amici. Voglio chi si preoccupa di me. Chi vuole condividere i suoi progetti, ma non perché l'amore sia bisogno di stare insieme a qualcuno - e per forza -, ma perché sia un 1+1. Un intero + un altro intero e non la completezza che mancava prima di incontrarsi. Voglio chi ci metta il cuore, perché un altro modo per fare le cose non lo conosce.
Mi dicono di abbassare gli standard, perché se continuo così, resto sola.
Mi dicono che ciò che voglio posso trovarlo solo nei libri e nei film che amo guardare il sabato sera, invece di andare in discoteca.
Cercano di convincermi che, al giorno d'oggi, è tutto diverso e che, ad un certo punto, bisogna adeguarsi. Bisogna accontentarsi. Bisogna smettere di cercare. Bisogna omologarsi.
Possono continuare fin quando vogliono: a me son sempre piaciute le eccezioni. I dettagli che nessuno nota mai. Le canzoni che non passano mai in radio. Le piccole cose.
Mi piace chi ti alleggerisce il cuore e non ti lascia macigni sullo stomaco. Chi parla poco, ma fa molto attraverso i gesti. Chi dà peso a ciò che dice e quando ha voglia di fare qualcosa non sta lì a pensarci troppo. Chi ti lascia carezze e non segni sulla pelle.
Mi piace chi sa essere ancora di un'altra epoca, pur vivendo in questa.
E, quindi, no. Non mi accontento. Perché so che le eccezioni sono rare e sono inaspettatamente belle proprio per questo.

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