Ho sempre scritto di me. Ovunque. Ogni qualvolta ho davanti a me una penna ed un foglio. Scrivo. Scrivo perché quando lo faccio mi sento meglio. Come dice Bukowski "scrivere è tirare fuori la morte dal taschino, scagliarla contro il muro e riprenderla al volo". Preferisco scrivere, aprire il mio animo e stenderlo su un velo di foglio bianco, che molto probabilmente verrà strappato e gettato. Ma almeno a farlo sarò io. Credo sia inutile aprire il cuore alle persone. Pure perché nessuno ti capirebbe, sono subito pronti a contraddirti. E tu rimani li in silenzio ad ascoltare ciò che più ti fa male. Perché noi persone fragili abbiamo bisogno di sicurezza, incoraggiamento. Invece la maggior parte delle volte siamo circondati da persone che ti fanno sentire piccoli, così piccoli da renderti incapace di tutto. Da farti aver paura, a non riuscire nemmeno ad affrontare gli ostacoli più banali. Allora ti arrendi. Ti butti giù, e continui a starti a delle condizioni che vorresti abolire, a quelle abitudini che ci siamo creati e che non siamo capaci ad uscirne. Per mancanza di coraggio. E a quel punto si spera. Si spera che arriva una buon anima pronta a salvarci da questo annegamento, che ci afferri per i capelli e ci porta in riva al mare, e tranquillizzarci, dicendoci che tutto è finito. E che da quel vortice ne siamo usciti vivi.
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