Durante una discussione tra madre e figlio, il figlio disse alla madre: Mamma, tu non capisci!
La madre lo guardò, rimase un attimo in silenzio e poi esordì:
Quando eri piccolo, spesso piangevi. Era l'unico modo che avevi di farmi capire che qualcosa non andava...
Era dura scoprire quale fosse il motivo del tuo pianto. Allora controllavo che fosse tutto a posto.
Il pannolino era asciutto, la pappa te l'avevo già data, avevi già fatto la ninna... allora cosa c'era che non andava?
Dovevo improvvisarmi medico, tocco le orecchie, magari è li che gli fa male.
Gli massaggio il pancino, i bimbi soffrono spesso di coliche...
Non ci mettevo molto a capire quale fosse il problema e, se non lo capivo, ti portavo dal dottore.
Con il tempo, sei diventato grande, erano tanti i tuoi silenzi, ma la mamma riusciva sempre a tirarti fuori le parole e, alla fine, capivo perché il tuo umore non era dei migliori.
Adesso sei un uomo... spesso ti vedo pensieroso, ma quando chiedo se c'è qualcosa che non va, tu mi rispondi che va tutto bene. Ma la mamma e la mamma, se c'è qualcosa che non va se ne accorge!
Non arriviamo nemmeno a sera che, ridendo e scherzando, mi hai già detto tutto e dopo lo sfogo ti tranquillizzi tornando a sorridere.
Sai, non c'è un manuale che ci insegna come essere delle brave mamme e, non ci sarà mai.
L'unico modo che ho per capirti, è che tu mi lanci qualche segnale... che sia un pianto di bambino, un silenzio, un fare pensieroso...
Hai ragione, non ti capisco!
Ma solo perché tu, hai smesso di aiutarmi a farlo.
Morale della storia. Se volete essere compresi, capiti, aiutati... parlate! Il silenzio non ha mai aiutato nessuno. È solo un mondo vuoto fatto di nulla, una volta che vi ci siete chiusi dentro, nessuno sarà mai in grado di tirarvi fuori da li.
Composto lunedì 26 settembre 2016
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