Sono fiume in piena, una bomba inesplosa.
Una donna divisa tra quello che volevo diventare
e quello che ho finito per essere.
Sono la rabbia che ho ricevuto, la dolcezza che mi hanno
rifiutato.
Quella sempre in gabbia per i suoi pensieri inespressi,
tormentata dai miei "dove ho sbagliato"?
Spesso triste e sola, sperduta.
Sono quella che nessuno ha mai capito per davvero
quella a cui preferiscono sempre gli altri.
Non sono facile da capire, da gestire, da amare.
Finisco sempre con l'abbracciarmi da sola,
e non faccio che mentirmi ripetendomi che
va tutto bene.
Ma in realtà, non c'è nulla che vada bene!
Mi cimento in discussioni sterili con me stessa,
e ne esco ovviamente sempre perdente.
Mi sono chiesta scusa parecchie volte, ma la verità,
è che non riesco mai a perdonarmi davvero.
Non fino in fondo... che poi, non so nemmeno cosa ho da perdonarmi.
E mi sento una nave senza capitano, senza un porto in cui approdare.
Mi sento come chi, ha perso qualcosa di importante, ma non ricorda cosa.
Hai presente quel vuoto incolmabile che non riesci a riempire con niente?
E non ci provi nemmeno ad essere felice o ad avvicinare la felicità, tanto sai che quell'immensa mancanza senza nome,
volto, forma o sentimento, sarà sempre lì a rammentarti che
non sei completa.
Non ci provo nemmeno un po' ad essere felice.
Perché la felicità, non mi appartiene!
Io appartengo alla solitudine, a quella tristezza senza
tempo che mi tiene compagnia come un cane fedele.
Che mi culla e mi nutre come un bambino attaccato al seno della madre.
Io appartengo al niente, e cerco di bastare a me stessa,
nella misura in cui ci si può bastare.
Niente di più
niente di meno.
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