Scritto da: Nicola Antonicelli
Sono fuori, lo so. E le mie scarpe prendono acqua, mi si stanno inzuppando le calze, la punta delle dita sono bagnate cincischiano nelle suole, e già sento un dolore nella caviglia. Lo so bene tutto questo, lo so,
ma lo stesso non ho voluto, sebbene ne avessi la possibilità eh, non è per risparmio. Ma per contorsioni cerebrali alla mia maniera, per questo non ho voluto comprare un paio di scarpe nuove adatte ad andare nei campi e per i sentieri infangati.
Poi, a chi lo racconto questo? Bene scrivo una poesia sull'amore.
Scrivo una poesia sulla foglia, o sulla voglia, o sulla soglia, o tra la noia e la paranoia che mi prende e mi avvolge come questa nebbia che insiste fuori e dentro di me.
Un piccolo stacco, per te. Ti dirò fra cent'anni, cosa ho fatto oggi. Cosa ho scritto.
Ti dirò di me che in questo breve spazio di tempo libero quel che di meglio ho pensato di fare.... ripercorrere delle tappe, all'indietro dell'abisso, all'indietro di questa persona che scava, scava, scava... poi la unica certezza mi arriva dalla fame, dalla sete, dal desiderio di giacere con te.
La unica sensazione le sento nei piedi bagnati, mentre la caviglia accenna allo sciopero del movimento, mentre il braccio mi concede l'autonomia per muoverlo e toccare questi tasti.
Tasti che testano, testano la testa? Testano il cuore? Segnano un tempo che, per dirla alla pratica maniera,
è il tempo di cuocere delle patate al forno, condita con cipolla carciofi aglio pomodori e una foglia insieme alla voglia d'alloro, anzi d'allora.
Allora ci sono, è scaduto il tempo. In casa già si spande, almeno quello un buon profumino, mi alzo per andare in cucina aprire lo sportello del forno investito dal calore odoroso del cibo, e testare tastando le patate, sfogliando il carciofo per sentirne il tenero cuore, la cipolla solo uno sguardo mentre l'aglio ha preso umido e s'è sposato con l'olio, con lo spruzzo di vino e così per contrasto, qualche scorza d'arancio.
Allora ci sono il tempo è passato. Lo scritto ha violato il sentimento culinario. Perdendomi nei meandri del fuoco solitario. Rischiando di bruciare un infinito, che poi per fortuna o forse per destino, è un allora finito.
Perlomeno il buon senso, di spegnere il forno, aggiustare tavola, piatti bicchieri, tovagliolo e sì, un litro di vino. Poi un giorno, fra cento anni racconterò di me, mentre scrivo e cucino.
Composto sabato 5 dicembre 2015

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