Sei entrato nella mia vita come un fulmine squarcia l'albero, devastando tutto e un incendio dentro di me è divampato, folle e incontrollabile, nutrito da quei venti sprigionati dalle parole del mondo.
Cenere e macerie sono rimaste. Un suolo arido, duro, troppo duro purché un seme possa trovare casa per crescere. La pioggia lava via dalla superficie quei resti che una volta ero io. Fiumi neri scorrono a valle affogando ogni forma di semivita che tenta di rinascere per me.
Solo, in cima alla collina, sporco di fuliggine e fango nero guardo la devastazione che si protrae fino dove il mio sguardo arriva, vedo l'alba e il tramonto di un bianco sporcato dalle nubi che ancora si alzano dal terreno continuamente bruciato sotto terra da fiamme nascoste al cielo che sprigionano calore, lo sento sui miei piedi. Cercando una sagoma diversa dal solito, una forma di vita che mi ridia quella speranza che anche dalla distruzione peggiore si possa rinascere, crescere e trovare una primavera, fresca profumata di quel verde meraviglioso il quale sei tu.

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