Gatta che questo lungo lamento fai sono tre giorni che cercando vai tuoi gattini che non vedi da quando ti son scomparsi con spasimi e dolori: per bocconi amari ch'oltre a voi gatti mandiamo giù pure noi umani per cibi adulterati da strozzini, che, sfuggendo pure ad ogni censo, tanto cari ce li fanno pagare! Niente! Se vedi ciò che d'altro avviene tra le "più civili" belve umane! Ora ti voglio solo consolare per la morte dei tuoi figli cari: se tu come noi ti puoi consolare, ti dico: non sei sola con queste pene, più d'una volta ho visto, poveretto, un cane afflitto e morto di dolore sopra la tomba del suo padrone! Io vedo pure che voi animali giocate solo nei primi tempi, ma quando grandi poi voi diventate vi mettete da parte e là... pensate? Animali, io non vorrei sobillarvi, ma avete da scontare qualche pena? Avete pure voi Adamo ed Eva o un padrone ancora assai irato per i peccati dei vostri nonni? Io non vorrei turbare i vostri sonni: forse voi non volete o non potete sapere tante cose, ragione e premio avere non potete, ma vivete all'aria tra fiori e rose? Così si crede, ma il cuore è cuore quand'è di mamma, anche s'è di gatta e per la morte di un caro amico, vedi che anche un cane si commuove? Ma, gatta mia, che ancora ti lamenti ti dico ancora che dolore e pena non risparmia né uomo né animale, ma gli uomini sappiamo la ragione? Si dice che a noi un gran premio ci spetta se malattie e malanni ora prendiamo, che, dopo questa, un'altra vita viene e ripagati saremo a mani piene. Con questa speranza, tanta gente campa, ma non si dice niente per voi altri; ma, almeno, finite con la morte che vi scampa da tanti altri pericoli e pene? Intanto come noi soffrite malanni e fame e freddo e gelosia patite, con la paura pure voi mangiate ma queste cose che ragione hanno?
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