Scritto da: Antonio Belsito
in Diario (Sentimenti)
- Facciamo all'Amore.
- Daiii... così mi imbarazzi!
- Non ti va?
- Certo che mi va!
- Allora, non diciamocelo.
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- Facciamo all'Amore.
- Daiii... così mi imbarazzi!
- Non ti va?
- Certo che mi va!
- Allora, non diciamocelo.
Ti scrivo che ho voglia di scrivere di te, dei nostri occhi che si incrociano, delle nostre menti fervide che si baciano, della voglia che ci assale (pure dietro a un sorriso birichino). Ti scrivo che voglio scrivere di noi tra di noi perché siamo il nostro segreto più bello, più indescrivibile, più intimo e celestiale. Ti scrivo che impazzisco a pensare che ci siamo e che solo noi sappiamo di noi. Ti scrivo che è bello fare all'amore in ogni verso e direzione. Ti scrivo perché ho voglia di te che sei pure me. Ti scrivo che sei Musa. Ed estro.
Eravamo di fronte. Seduti. In attesa accadesse. Lo sapevamo e non lo sapevamo. I tacchi delle scarpe non trovavano quiete e gli occhi non si distraevano dalla figura. Fingevamo, di tanto in tanto, di leggere il menù, lasciando scoperto (quanto bastava) quello scorcio di palpiti all'unisono. Lo sapevamo e non lo sapevamo.
E così capita che giri l'angolo e trovi l'amore. Ti azzittisce già lo sguardo. Come fosse il gancio più forte di un pugile nello stomaco. È quella bellezza armoniosa in un susseguirsi di sussulti torniti. Uno schianto di colori a smuovere le stelle.
E, poi, ti ritrovi a pensare mentre la luna diviene lenzuolo e le stelle divengono carezze. E tu? Tu sei il tuo cielo.
Bisogna riconoscersi. Avere un'identità solida. Bisogna edificarsi pur sbucciandosi le ginocchia. Bisogna educarsi alla vita e non tralasciare, facendosi trascinare. Però, quelle ginocchia sbucciate devono insegnare; devono essere quel segno indelebile che non fa dimenticare...... anzi fa migliorare. Bisogna essere se stessi e la misura di se stessi. Siamo noi, sì, il credito di noi stessi.
Facciamo l'amore. Ma facciamolo davvero. Fondiamoci col cuore e sudiamo con l'anima. Senza fermarci.
"Ho un vuoto vuoto" - dicesti.
Non avevo mai sentito il rumore del vuoto: ne rendevi l'eco ruvido.
Mi arrivò nello stomaco anche.
"V u o t o" - ripetei, sussurrando, quasi a volerne articolare ogni vocale e ogni consonante.
"V u o t o" - ribadisti - "come se guardassi il mare senza sentirne il suono".
"E se ti accompagnassi io?" - ti chiesi.
Mi guardasti ed eravamo già sulla spiaggia.
"Sai" - sussurrasti - "non avevo mai sentito il mare così!" - e iniziasti a sorridere col mare negli occhi.
Ti Amo.
Ti svegli di colpo.
"Ci sei?" - mi chiedi.
"Ci sono!" - ti rispondo.
E ti riaddormenti, stringendomi il petto.
Accomodati nel mio cuore.
Io mi accomodo nel tuo.
Ma con garbo.
A m o r e.