Perché arriva un momento che sei stanco di vivere nell'ottica di compiacere chi hai accanto. Perché non sogno la bella casetta e i pargoletti, non sogno il praticello inglese con i fiorellini, non credo e non voglio due cuori e una capanna. Perché odio la routine, la deleteria superficialità dei giorni, delle ore, dei minuti, delle parole di ogni singolo discorso. Perché voglio quello che ho sognato, voglio essere io, voglio essere viva. Non avrei mai pensato di dire che l'egoismo non è poi così da condannare. Chi stabilisce ciò che è giusto o meno? Chi stabilisce che il percorso della vita di una persona debba essere schematizzato sulla base di canoni comuni che si ripetono retorici, anno dopo anno, figlio di questa cultura bigotta e provinciale che accomuna l'esistenza delle persone in un'aura di idilliaca felicità?
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