"Barriere paga il prezzo del suo procedere verboso, la ridondanza di certi temi, l'esagerata lunghezza, la limitante struttura della cornice teatral'e la pesantezza d'un protagonista che nulla fa per farsi piacere." Zavorrato da una logorroica fluviale staticità, ripetitivo fin'alla nausea, dilatato oltr'ogni umana capacità di resistenza, "punt'anzitutto sulla performance recitativa com'avviene spesso coi film diretti d'attori e tratti da opere per il palcoscenico, ma è incapace di nobilitare col lavoro di mess'in scena e di montaggio una scrittura che confessa subito la propria età, più convenzionale ancora del termine 'classico'. Le sue grandi metafore (lo steccato del titolo in primis), la sua parabola fatta d'un ritmo e svolte molto ordinari'e manieriste, chiamano a gran voce il cinema degl'anni ‘50. E per quanto faccia tutto ciò con una grazia indubbia, evoca lo stesso la forte impressione d'essere davanti a un relitto." Pulitzer & Oscar per una manciata di scene madri da teleNovella.