Trama del film Go Go Tales

Accade tutto in una notte: un locale di lap-dance rischia di chiudere, ma l'impresario del locale non ci sta. Anche se deve fronteggiare una serie di problemi: la proprietaria del locale che non riceve l'affitto da mesi, le ballerine che devono ricevere gli stipendi, il fratello che non vuole continuare a finanziarlo e intende trasferirsi in Florida. L'impresario cerca una soluzione giocando alla lotteria. Altre storie si intrecciano nella notte e nel locale newyorkese: uno studente di medicina, dopo aver salvato un uomo, viene premiato con una visita nel locale, ma scopre che una delle lap dancer è sua moglie. Una delle ballerine è in stato interessante, un'altra convince un produttore a finanziargli un film, il biglietto della lotteria vincente viene perso dal contabile del locale.

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L'intento allegorico non è manco granché arcano: tutto tranne che "lontanissimo dalle [proprie] atmosfere malsane o maledette", Ferrara si mett'a caccia d'una redenzione alternativ'a quella cristiana, una salvezza di portata blasfema persino rispetto ai suoi standard. Basta con la ricerca premiale di castità, povertà, obbedienza, e cedimento alla triplice demoniaca tentazione di sesso, denaro, potere. Cominciando da quest'ultimo, il Dafoe/Ray è la figura perversamente registico/divina che sin dalla prima sequenza controlla, monitorizza e supervisiona la realtà com'il Trintignant di "Film Rosso" (1994) o il protagonista di "Sliver" (1993), gestisce il locale "Paradise" caduto in dis-grazia e assediato da chi attende l'eredità d'un "lascito testamentario" andato perso e poi recuperato nell'"happy ending". L'ambiente è il solito italoamericaneggiante, il film è stato girato a Cinecittà giusto perché al Vaticano non sarebbero attrezzati. L'umanità variegata che popola il babelico club non è di particolare interesse, non vi son'esemplari smodati di freak, loser, dropout, il trash si limit'a "quella" singola scena (https://www.youtube.com/watch?v=wxu81IiOdaw: video rimosso). L'esito è corale ma non altmanniano, felliniano ma senz'appeal, una "black comedy" priva di fascino ed emozione, accade "tutto in una notte" (Landis 1985), "fuori orario" (Scorsese sempre 1985), "dal tramonto all'alba" (Rodríguez 1996), rimand'a Frank Capra, Billy Wilder e Preston Sturges, ricalca la struttura de "L'assassinio di un allibratore cinese" (Cassavetes 1976), 7° nella top ten 2012 dei Cahiers (https://www.indiewire.com/2012/11/cahiers-du-cinema-names-top-ten-films-of-2012-holy-motors-reigns-cronenberg-ferrara-and-coppola-represent-trailers-200849/), bla bla bla, però "è un film leggero e disimpegnato che non diverte, un film erotico che non eccita, un film torbido e provocante che non scandalizza". L'unico fremito giunge per lo struggente bandoneón di "I've Seen That Face Before (Libertango)" in soundtrack: Grace Jones, ed era il 1981.

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