Trama del film Il grande salto

Rufetto e Nello non ne combinano una giusta: a 50 anni non hanno né un lavoro né una casa, anche perché sono appena usciti di prigione dopo aver scontato quattro anni per una rapina andata a male, tanto per cambiare. Ma la lezione non sembra essere servita poiché Rufetto cerca di organizzare un nuovo colpo, e non uno normale, uno che consenta ai due amici di svoltare e compiere finalmente "il grande salto". Sua moglie Anna e suo figlio Luca invece vorrebbero solo fare una vita normale e poter lasciare la casa dei genitori di lei, che detestano Rufetto considerandolo un fannullone portatore di guai. Del resto sembra che siano i guai a cercare Rufetto e Nello, tant'è che quest'ultimo si convince che il loro karma sia particolarmente infausto. E vista la quantità di sventure che i due si tirano addosso c'è quasi da dargli ragione.

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D'una durezza inaspettata quanto sorprendente. Scordatevi la commedia italiana, il tragicomico, l'agrodolce, la risata amara, Germi, Risi, Pietrangeli, Comencini, Monicelli, Scola, Citti. L'esordio alla regia di Tirabassi scommette sul cinema dell'assurdo con un racconto cupo, disperato, da dramma esistenziale o da tragedia greca sul Fato avverso che s'abbatte implacabile sui reietti. Lillo, Mastandrea e Giallini appaio in camei che non snaturano il progetto m'addirittura lo rafforzano: eterni sconfitti, "gli ultimi saranno ultimi" (Massimiliano Bruno, 2015). Peccato che l'epilogo, invece di rilanciare nella beffa d'un ulteriore atroce scherzo del destino, cambi registro virando verso il grottesco alla Ferreri.

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