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postato da , il
Rovere si crògiola nella derivatività infettato dall'idea postmoderna ch'il citazionismo sia un valore e non un difetto, un pregio e non un deficit creativo. Gli spettatori possono divertirsi (?) a individuare le (oltre) 50 sfumature di splatter citate, ammiccate, omaggiate, partendo da "Cannibal Holocaust" dell'80 e proseguendo "ad libitum". Il film, allora, si riduce a pretesto per l'individuazione dei suoi referenti, mentr'abbozza una mitopoiesi emotivamente spompàta e il kolossal da epica shakespeariana affonda già durante lo tsunami dell'incipit.

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