Ho smesso d'apprezzare Polański dal 1999 ("La nona porta"), reputàndo ch'i suoi successivi lavori d'impianto teatrale non fossero consoni alla trasposizione cinematografica. Stavolta il film c'è ma, a differenza de "I duellanti", l'esordio di Scott Sr. nel 1977, invece d'una storia ch'allude alla Storia ho ricevuto l'impressione contraria d'una vicenda sfruttata per interesse personale, d'un malcelato autobiopic più che d'un biopic, d'un'ininterrotta "excusatio non petita, accusatio manifesta". Immancabile l'appesantita moglie Seigner, imprevedibile Luca Barbareschi come co-produttore e attor'in un cameo, viceversa ho gradito la componente più hollywoodiana, quella da legal-drama col processo a Émile Zola.