Trama del film La famiglia Fang

La famiglia Fang - fotogramma

Caleb e Camilla Fang sono performer le cui creazioni scioccano il pubblico e deliziano gli appassionati d'arte. Protagonisti sin dalla più tenera età sono i loro figli, pedine fondamentali delle loro opere provocatorie spesso al limite tra il genio e la follia. A causa di queste esperienze, Annie (Nicole Kidman) e Baxter (Jason Bateman) ormai adulti si sono allontanati dai genitori, e, seppur a distanza, conducono esistenze parallele e altamente problematiche. I fratelli sono costretti a tornare a casa dai loro eccentrici genitori quando, improvvisamente, scompaiono nel nulla. La polizia teme il peggio ma Annie è convinta che si tratti di una nuova performance e che Caleb e Camilla abbiano finto la propria morte per dare vita all'ennesima, bizzarra, "opera d'arte". Mettendo insieme i pezzi del puzzle dei ricordi della loro infanzia, Annie e Baxter si mettono alla ricerca dei genitori, sperando di scoprire la verità su quanto accaduto e, magari, finire anche per ritrovare se stessi.

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Due film sulla problematicità del rapporto genitori-figli, non è cert'un caso. Ma se "Bad Words" (2013) funzionava poiché caustico, politicamente scorretto e naturalmente acerbo, invece questo successivo "La famiglia Fang" dà l'idea ch'il regist'abbia voluto fare l'antifamiliarista non disponendo d'adeguati competenze o interessi. Perché appesantir'il film con disquisizioni più seriose che serie circa l'art'e i suoi limiti, con tanto d'interviste ai protagonisti negl'extra del dvd? E soprattutto: che significa "I genitori rovinano i bambini"? Solo sul piano psicosocioeducativo, in cui magari possono darsi percorsi migliori degl'altri, oppur'ancor prima su quell'ontologico/eventologico ("Born, never asked"?). La risposta l'ha fornita lui stesso in un'intervista: il riferimento è al semplice universale processo di deidealizzazione conseguente lo svezzamento. Nient'altro. Bateman sarà sincero ma pur'ingenuo. Gli s'addice meglio la "greve leggerezza" della "black comedy" spassosa e irriverente, mentre stavolta ha compiut'il passo più lungo della gamba e s'è infilat'in un discorso più grande di lui.
Mauro Lanari e Davide Schiavoni

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