L'incipit è quello del Coppola che quarant'anni fa sintetizzò Vietnam, i Doors e sintomi da DSPT. La domanda del marketing è: quanto può interessare la riproposta d'una denuncia contr'il nichilismo, quando la cultura umana è essenzialmente intrisa di strategie di sopravvivenza, meccanismi di difesa, tentativi d'escapistico rimedio da tale consapevolezza? Tarantino ha reindicato la via della mitopoiesi induistica, omerica, ebraica, norrena: un'affabulazione che non va da nessuna part'e in più tant'ultraviolenza grindhouse da sparatutto per colmare questo vuoto cosmico. Apprezzato, osannato, celebrato, Stallone e il suo nuovo Rambo s'adeguano. E anche David Morrell dovrebbe cercare di capire cosa sia cambiato in quasi mezzo secolo invece di twittare anatemi (https://twitter.com/_DavidMorrell/status/1175060258399481857).
C'è pur'inserita una polarizzazione della geopolitica d'Hollywood nei confronti del Messico, dagl'Oscar ai "three amigos" e Coco al nuov'impero del male ("Breaking Bad", il Villeneuve di "Sicario"), ma con la 7a arte non c'entra nulla.