Condivido la rece d'Alò quando c'invita a comparare quest'ultima fatica di Verdone all'Altman di "M*A*S*H" piuttosto ch'alla commedia italiana. "Si vive una volta sola" rimarca la differenza fra soggetto e sceneggiatura: se la prima è telefonata, citofonata, whatsappata, d'una prevedibilità sconcertante, non c'è sceneggiatura che tenga, compensi e controbilanci. Sarebbe fiacca pure la sceneggiatura? Verdone ha sempre fatto antropologia e la volgarità del film è la volgarità della cultur'odierna, forse non più solo nostrana od occidentale ma globalizzata. Fa molto meno ridere rispetto ai suoi standard? Ma è da tempo ch'il regista ha virato verso la malinconia abbandonando ilarità e gag spassose. Di nuovo: invecchiato lui o la società che vuole rispecchiare? Tir'un'aria spengleriana, dovrebbe ricorrere il centenario della sua opera principale, verrà obliat'anch'essa: perché svegliare il can di massa che dorme ronfando?