Alla fine ci sei sempre solo tu.
Sei solo con te stesso o quello che rimane di quello che sei stato, di
qualcosa che per lungo tempo è stato gioia, speranza, serenità, illusione.
Passano le ore, i giorni, cerchi dentro di te una miccia, il capo di un filo
imbevuto di liquido infiammabile che dà l'innesco ad un fuoco, alla fiamma e al
calore.
È quel calore che ti si propaga dentro e ti fa alzare in piedi, alimenta il
motore del tuo corpo, brucia i residui della stanchezza e della sensazione
oscura delle tue paure.
Ogni cosa è nebbia, nebbia nei tuoi occhi, nella testa e nel cuore, umida e
fredda, pericolosa e maledetta, ma non hai la forza di spazzarla via, chiedi al
vento di soffiare, ma non ti ascolta, allora cerchi luoghi sicuri in cui
aspettare che passi e che torni un po' di sole, ma sono lontani da raggiungere e
non hai gambe per correre veloce.
Allora provi a stare fermo, provi a renderti irriconoscibile, a mimetizzarti,
per alcuni animali funziona così, si salvano la vita, perché non dovrebbe
funzionare anche per te, ma loro sono più fortunati, i loro avversari sono là
fuori e hanno le stesse loro paure, tu invece ce l'hai dentro la bestia che
ti vuole mangiare che si vuole far beffa di te.
È più difficile rendersi irriconoscibili a noi stessi, non c'è scampo, non
c'è un riparo e non c'è nemmeno un inizio di fuga.
Quello che senti è che vorresti fare il tuo corpo a pezzi e spargerlo in tanti
posti, il più possibile lontani uno dall'altro, con la speranza che almeno uno
di questi pezzi non venga trovato, che si salvi dai fantasmi e che possa
tornare alla terra da dove è venuto, con i tempi della natura.
Forse c'è solo da aspettare, forse bisogna solo saper pregare.
Vita mia, non sai quanto ti amo e quanto ti odio quando ti prendi gioco di noi
e ci muovi come fossimo i burattini del tuo teatro di strada.
So che alla fine la vittoria sarà sempre tua e quelli là fuori decideranno se
sarai stato bravo oppure no.
Tu che cosa puoi fare, oltre a recitare la tua parte,
non sei tu l'impresario, non decidi la storia, ti ci devi solo saper adattare.
Sei un opportunista nato, uno sfruttatore, un ruffiano, un santo non importa adesso, forse importerà un giorno, quando non ci sarà più tempo e sarà troppo
tardi per decidere di muoverti senza fili.
Forse che per te, amica mia, sono solo parole confuse, uscite da un corpo e da
un'anima instabile, agitata e senza pace, da una mente sofferente, per te
non hanno un senso, ma sono parole che scorrono nelle mie vene e fanno a gara
con il mio sangue, sono la mia essenza il mio profondo.
Forse penserai che sono pazzo, nei modi e nei gesti, nei momenti in cui mi
fermo a pensare non mi sento davvero di darti torto, non ho alcun motivo per
scriverti questo, non ho alcun motivo per appesantire la tua vita.
Ma adesso è con te che sento di volerlo fare e perdonami se in qualche modo ti
ho fatto male con queste cose, è probabile che se tra un'ora mi incontrerai
non ci sarà traccia dell'uomo che ti scrive queste parole.
Ma lui c'è sempre, è appena un po' più dentro di quello che vedi con i tuoi
occhi e che senti con le tue orecchie, non se ne va mai da me mi osserva
continuamente e a volte mi domina.
Sapessi quante volte ho provato ad oppormi, ma ho sempre perso e quando se ne
va per tornare a nascondersi in qualche parte del mio stesso corpo, mi lascia stanco
e senza respiro.
Ti voglio bene.
Composta lunedì 24 settembre 2012
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