Avrei dovuto parlare. Avrei voluto chiedere aiuto. Ma ho avuto paura e non dovevo.
Mi sarei salvata, ed ora, non ci sono più.
Lui, il mio assassino è vivo, e spero che paghi, spero che sia arrestato e punito. Che le venga vietata la libertà, che le venga tolto il diritto di vivere da libero assassino. Mi chiamo femminicidio, e sono un altra vittima privata della vita, della propria vita. Chiedo che sia fatta giustizia per le tante, troppe donne vittime per mano di chi doveva proteggerle. Come mi chiamavo? Che importanza ha, nessuno se lo ricorderà. Il mio nome adesso è scritto su di una fredda lapide.
Composta sabato 25 novembre 2017
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