Ogni volta che ti guardo, non stupirti se rimango lì a fissarti. Sto solo scolpendo nella mente quegli attimi di vita, cosicché, quando sarai lontana, mi basterà il loro ricordo per emozionarmi come fosse la prima volta, a innamorarmi una volta di più, a due passi sopra il cielo.
Che esista solamente un sole nel nostro universo, lo dice soltanto chi non è stato illuminato dal tuo sorriso.
Chiudere gli occhi sapendo già che non smetterò mai di vederti, che sarai li fra una lacrima sospesa e l'orizzonte dell'infinito, a navigare nei sogni, a cullare il risveglio, e a guardare ancora una volta il cielo oltre le nuvole.
Nel buio d'una notte il tuo dolce respiro culla l'utopistico sogno di riunire i sensi e di confonderli nell'aria in un soffio di vita.
Come quando si ascolta in una conchiglia il canto delle onde, così affogando l'udito nella tua voce s'annega l'amor mio nel mare della felicità.
I nostri occhi persi nell'infinito, il tuo respiro sul mio petto. Non abbiamo finito di fare l'amore, abbiamo cominciato a capirne le sfumature.
Sei tu, il divino che si fa tempo e spazio, gioia e paura, assurdo e concreto nello stesso istante, da morire per esso, da rinascere nel suo sogno.
Ora che ci siamo persi, quasi per caso, come quando ci trovammo, la mente non smette mai di abbracciare il cuore. Un amore frutto di frasi mescolate nelle nostre anime, senza un volto, senza un contatto ma con le parole scolpite nel profondo, indelebili. E quel mancarsi fra le mani, tanto da sfiorarsi di emozioni, è il nostro legame, ed ora i nostri pensieri stanno facendo di nuovo l'amore.
Ho scalato mille montagne aggrappato al tuo dito, ho solcato mari e fiumi sorretto dalla tua mano, ho attraversato fuochi coperto dalle tue braccia, ho volato in paradisi con le ali dei tuoi pensieri. E non servono più parole. Abbracci negli sguardi a spezzar catene e silenzi assordanti di sentimento riempiono lo spazio d'un grazie mai detto.
M'hai stretto la mano non per trattenermi ma per dar libero sfogo alla mia curiosità, m'hai lanciato in aria con le mani non per insegnarmi a volare ma per togliermi la paura di cadere, m'hai mostrato le tue spalle non per ignorarmi ma per difendermi, m'hai fulminato con lo sguardo severo non per odio ma per insegnarmi a combattere, m'hai distolto lo sguardo non per sconfitta ma per rispetto, m'hai fatto assaggiare l'amaro della sconfitte non per umiliarmi ma per insegnarmi a non demordere, m'hai detto un "bravo", anche quando non lo meritavo, perché la forza delle vittorie si costruisce sulla fiducia, e m'hai detto un "non è niente", divorando l'ira per non darmela a vedere, perché sul cammino gli inciampi devono essere da slancio invece che da ostacolo, e rincorriamo pensieri sulle sponde dei ricordi che ci scaldano di emozioni vissute, nascoste, celate dietro al lume dell'orgoglio, d'un nostro cresciuto col sapore del volersi bene, incondizionatamente.