Scritta da: O. Radovicka
Mentre mi dava il suo "addio" mi disse: "nessun debito fra di noi". Eppure mi aveva rubato il cuore, il fiato e il sonno.
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Mentre mi dava il suo "addio" mi disse: "nessun debito fra di noi". Eppure mi aveva rubato il cuore, il fiato e il sonno.
Così perduti gelavano i lembi del nostro mondo, ma Io, ti parlavo con macchie di colore in luogo delle parole, ornati di merletto di petali di sale. Erano momenti che avevano il profumo di un tempo già vissuto, ed io smarrita, come rondine cieco, con le mie ali ti raggiungevo.
Oggi mi hai vestito di tempo e mi sono riconosciuta nei tuoi occhi che mi fissavano. Ti aspettavo nel mio iride rosso, ti accoglievo in silenzio di una brezza leggera e di bel tepore nella mia carne. Tutto intimo, ti ho infilato nel cuore, dove il sangue ci unisce.
Trovo quasi terapeutico camminare sul marciapiede sotto la pioggia. Le strade si svuotano, perché quasi tutti corrono a casa, nel calore, e lo spazio diventa tutto tuo. Non hai nessuno intorno che ti guarda strano, o si infastidisce per tua reazione, ma ancor di più, lo trovo speciale quando sono malinconica, quasi triste, e nessuno si accorge delle lacrime. Sembra come se ogni pianeta abbandoni la sua orbita. Cammini e senti il freddo, ti stringi intorno allo scrigno, i battiti del tuo cuore segnano che sei più leggera.
Il miglior modo di attraversare il mare di eros è includere in quel viaggio metà di agonia e metà d'estasi all'interno di quel ciclone di energie di vene e, alla fine, ubicare quel "pizzico di eliotropio" sulle labbra.
Da molti anni soffro per capire il tuo sorriso che si cela nelle tue labbra. E, per tutte le volte che non vedevo quel sorriso, mi sentivo come se mi mancassero i "pezzi": avevo la bocca, ma non percepivo le labbra; avevo la pelle, ma non sentivo il freddo. Poi, guardavo il tuo volto, mi fermavo sui tuoi occhi, sulla tua bocca e sentivo la voglia di fuggire tra il tuo petto. Ebbene, è così che la mia anima ti ama, come una pallida ombra proiettata dal sole.
Mi disse "sono innamorato di te", mentre le sue mani afferrarono i miei fianchi e le sue braccia eccitate circondarono la mia schiena, poi con una mossa desiderosa mi portò nel suo petto. Mi sentivo in fiamme, come se io indossassi un bel vestito in rosso, ornato di fili di oro e argento. Le gambe mi tremavano, e i piedi nudi mi sembravano immersi in un tappeto di petali di rose. Il cuore mi batteva a mille. Le sue labbra cercavano voluttuosamente le mie. Eravamo felici.
Silenzio. Attendo che tu mi scriva. Non so se il tuo sia gioco o strategia, so che sei freddo e distante, come se fossi uno sconosciuto. Le tue assenze mi fanno rabbia, come se non ti fregasse niente di me. E saprei cosa scegliere tra lo scrivere e lo stare in silenzio.
Il sapore delle sue labbra scarlatte e la sottile magia della pioggia nelle notti d'estate, ora li porto in giro con me quei baci, quella pelle di lucciola, quella stagione dove il tempo si è fermato: ombre di vetro su palpebre abbassate.
La delusione non è un kit di parole, è quello sguardo colmo di "perché", in cui non ricevi le risposte.