Poesia postata in Poesie (Poesie personali)
Già sbadiglia per l'aurora, la notte,
ancora prima di aver chiuso occhio.
Ho sceso le scale del delirio venale,
a muovermi in una samba triste,
senza ritmo né lacrime,
solo, con un margarita stonato.
Già sbadiglia per l'aurora, la notte,
ancora prima di aver chiuso occhio.
Ho sceso le scale del delirio venale,
a muovermi in una samba triste,
senza ritmo né lacrime,
solo, con un margarita stonato.
A volte, ma solo a volte, quando il silenzio diviene solitudine,
brucia una fitta.
Una spirale nera, incandescente come fiamma presente,
inghiotte quegli angosciosi scricchiolii di rami esili,
i pensieri nella rugiada di occhi al sonno dell'imbrunire.
Guardo la luna di candida malinconia...
Cadono, senza fiato, lacrime cemento.
Stremata, in silenzio,
con il capo chino,
sussurro il mio canto a te,
compagno immobile, di fianco a me,
nel cieco tempo della solitudine.
E vibrano angosciosi i venti...
La strada è lì, cornice del cielo.
Si cammina sospesi,
cosa siamo noi, qui giù? Siamo.
La strada è lì, arrivati alla fine, è ancora inizio.
I piedi lasciano impronte? Apri gli occhi.
(...)
La strada è là. Si è più lontani, ma sempre in un qui...
Che cade all'improvviso
Si unisce alla terra
Candida non si tocca. si soglie
Ne rimane l'anima,
ma ce l'ha un'anima?
Trasparente scivola
forse sono le sue lacrime...