È un paradosso senza soluzione: se il mentitore rispondesse di si, effettivamente sarebbe un mentitore, se rispondesse di no allora sarebbe vero che sta mentendo e di conseguenza è un mentitore.
Secondo me, il mentitore dice mento, ma noi non sappiamo in che contesto si trova il mentitore...
A secondo del contesto egli potrebbe trovare conveniente ammettere di mentire e dire che è una persona che abitualmente mente, ma se in questo caso stesse dicendo che mente per non ammettere un'altra verità allora starebbe continuando a mentire e restare mentitore =)
non so se è giusta come soluzione però potrebbe reggere...
1) "In questo momento io sto mentendo"
2) Significa che, se non è specificato altro oggetto oltre il proprio atto mentale (non voler parlare sinceramente), che:
"in questo momento io sto mentendo nel dire che sto mentendo"
3) Dunque sto dicendo che dico la verità riguardo un certo contenuto x
4) A questo punto non posso trarre la conclusione che, siccome io sto dicendo di dire la verità, allora, siccome ho detto che "in questo momento io sto mentendo (1) io, in realtà sto mentendo.
Perché? Perché quella doppia negazione (2) che porta all'affermazione (3) non può più essere applicata alla proposizione (1), ma deve essere applicata alla proposizione (2)
Conclusione: se io sto dicendo che mento (a) quando dico che mento (b), allora significa che il contenuto delle mie parole è vero, ma è vero se mentre faccio questa affermazione dico la verità.
Chi può davvero verificare? Per taglaire la testa al toro di questo paradosso logico dovuto all'autoreferenzialità infinita dell'affermazione bisogna distinguere tra la "sincerità" che posso constatare solo io che sto parlando e la verità che è legata ad un contenuto che l'ascoltatore può verificare (o meglio falsificare) mostrando che nei fatti si verifica o non si verifica ciò che colui che parla afferma. Se, come in questo caso, in cui dico solo che io mento e che mento anche quando dico di mentire, manca un tema, un oggetto, allora il giudice sono soltanto io che parlo, perché il mio atteggiamento mentale lo posso vedere solo io, che posso sempre aggiungere all'infinito un: "dicendo questo, mento"
Ma anche in questo caso per non fare confusioni logiche devo distinguere tra atto della proposizione "io dico che" e proposizione "mento".
Salvo smentita da parte mia, se dico qualcosa io implicitamente affermo di essere sincero e salvo smentita se dico di mentire quando mento dico di essere sincero.
E' uno dei tanti paradossi,è la replicazione del paradosso di epimenide (i cretesi sono bugiardi).e semplicemente non può essere ne vera,ne falsa..quindi è praticamente un non-senso
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