Gli sprechi di cibo continuano ad essere molto alti in Italia: i dati sono allarmanti.
Qualche miglioramento c’è stato, ma i dati riportati dal Rapporto 2018 dell’Osservatorio Waste Wachter di Last Minute Market/Swg sullo spreco di cibi rimangono allarmanti. In sintesi, sei italiani su dieci dichiarano di buttare cibo ancora commestibile solo una volta al mese (17%), mentre il 16% una volta alla settimana e il 15% una volta ogni due. Quasi tutti i soggetti si sentono comunque in colpa nel farlo (92%), mentre solo il 7% si sente completamente indifferente sulla tematica.
Il docente e agronomista Andrea Segrè, fondatore delle campagna Spreco Zero presentata a Roma dall’Anci, ha smorzato gli entusiasmi: “Ma i dati reali sullo spreco, misurati attraverso il progetto Reduce e I Diari delle famiglie italiane, parlano ancora di 3 kg di cibo pro capite ogni mese gettato nella spazzatura. In termini di costi, rapportato alle famiglie italiane questo si traduce in 8,5 miliardi di euro gettati ogni anno, lo 0,6% del Pil. Lo spreco si batte prevenendolo e solo una capillare campagna di educazione alimentare può favorire la svolta culturale”.
La campagna, giunta alla sua nona edizione, si rivolge sia ai cittadini che alle scuole e aziende: una sensibilizzazione a 360 gradi su un tema davvero centrale per il nostro futuro. L’obiettivo è quello di promuovere e condividere le buone pratiche di prevenzione degli sprechi alimentari.
Per maggiori info sulla campagna e sul Premio (rivolto a imprese e cittadini), basta andare sul sito ufficiale di Sprecozero. Ci sono appunto varie categorie a cui sarà assegnato. Una di questa è la categoria testimonial, già assegnata all’attore Giobbe Covatta, che ha commentato: “Tutti conoscono la statistica del pollo: c’è chi ne mangia due e chi non ne mangia proprio, ma la nostra media sarà di un pollo a testa. Così l’ingordo diventa odioso! Ma se l’ingordo butta pure la metà di ciò che mangia, la sua diventa cattiveria. Quindi, come diceva Gaber, non insegnate ai bambini la vostra morale: la speranza è che siano loro, i bambini, a insegnarci una nuova”.