Non so cosa dire,
ma so di volerlo dire a te.
Risorgo e ricordo
il sapore del tuo sguardo
tra le nostre recenti labbra d'Oriente.
Ho capito di esserci essenziali
e vivrò per accarezzarti dormendo,
quasi per crederci, guardare un destino condiviso
fin dalla prima notte, a parole, a indecisioni, a bassa voce.
Sapevo, in quella fine d'inverno,
che in qualche modo noi esistevamo.
Non potevamo non essere, non poteva
non nascere chi sapevamo di conoscere
sull'altra sponda dell'oceano, ma senza nome.
Dovevamo essere, e adesso che siamo
e scrittura mai sola si insinua tra volere e avere,
sono chi volevo essere quando ancora non lo sapevo.
Sono il noi nato il giorno della stessa alba di una impossibile morte.
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