Irene
Non amo il sopravvivere,
ti confidai quel giorno;
adesso ti confesso: è meglio deragliare.
È un nodo, un guazzabuglio,
giuro: non è un imbroglio.
Paura non d'amare la voglia di nascondermi;
nemico da sconfiggere:
pacata ipocrisia che giudica e ferisce
questa passione anomala.
Se sogno le tue mani non è capriccio labile
o tessera di un puzzle
che forma un quadro inutile.
Tu, bizzarro refolo che guizza nella mente,
mi graffi dentro l'anima e mi tormenti il cuore.
E ancora la tua immagine
che penetra sfacciata
in questo giorno liquido.
E mille gocce gelide
sai trasformare in briciole
che baciano la pelle;
ma questi strani brividi sussurrano la voglia
di un'ansia incontenibile:
è il pane del mio vivere.
Irene, io ti amo.
Sei la mia via di fuga, il mio confine infranto,
pugnale nello stomaco.
Irene, io ti amo.
Sei tutto ciò che ingoio:
veleno, amaro, dolce, groviglio nella gola.
Ascolta la nenia complice:
ti prego di concedermi
la fragile illusione di questo strano amore.
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