La luna, qui, non si vede.
Forse perché il sole è troppo
e lei, gelosa, non si concede.
Le colazioni sanno di mattino,
le notti di ritorno al sorriso.
Assonnata, albeggia l'arte alle cinque e diciotto,
abbracciando l'orizzonte alla stessa ora, qualche ora dopo.
Le basse maree sono umori apocopati,
le alte l'apostrofo oscuro della perfezione.
Granelli di sabbia occultano conchiglie orgogliose,
invidiose della ragione per cui vengono raccolte.
Ma sabato, qui, resteranno.
Promessa infranta. Perdonami.
Mentre il passato non s'intromette,
il presente sa applaudirmi sincero.
Tutto è migliore, questa notte.
Tutto ricorda il cielo.
Vorrei guardassi chi sto guardando io.
In questa notte,
dove la luna che non si vede inizia a esistere,
dove alte e basse maree non dipendono dall'umore del futuro, ma dal nostro,
dove le conchiglie regalano orgoglio
e non esistono perdoni né promesse infrante.
Dove solo tu ed io esistiamo,
perché siamo qui, accanto a noi, e nudi ci ascoltiamo.
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