Eri già...
Eri già,
negli echi dei cortili celati alle mappe,
nei fiori di gelsomino che, elicando,
cascavano dai loro universi frattali,
le crepite tettoie di canali consunti,
dove la pioggia, divertita, vorticava,
e quelle pietre, nere e grandi, qui e là,
a far da fermo, sigillo improbabile,
affinché, quel mondo fragile, reggesse
un dì ancora.
Eri già,
gli occhi che inseguivano stormi di nuvole,
come fossero il solo veliero per il viaggio,
il cuore nel nugolìo delle rondini d'Aprile,
tutta la frizzantezza nel sorriso dell'aria,
i canti ed i rosari di usignole misteriose,
lo sfarfallio notturno di smarrite saturniadi,
il soliturno geco con la fissa del moscerino.
Eri già,
le labbra rosee di ragazzine pronte alla corte,
le equazioni nella sinusoide di fianchi acerbi,
e le iperboli delle mammelle, tenere e delicate,
le ellissi verticali, dove l'attimo si eternizzava.
Eri la geometria della notte e poi, tanto altro,
infinitèsima, tra l'alfa e l'omega dei sogni.
Eri tutte le lotte contro un male invisibile,
tutti i frastorni, e quell'incredibile forza,
che alimentava il coraggio di inabissarsi,
e da quel mare ignoto... riemergere uomo.
Eri già, prima che io fossi.
Composta sabato 25 novembre 2017
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