Scritta da: LUIGI VIVENZIO
M'innamoro del filo d'acqua
che dalla cannella
bagna l'asciutto
del catino abbandonato
e della ragnatela del mattino
imperlata di rugiada,
della nota alta
che si strozza in gola,
della debolezza dell'innamorato
che bacia il respiro
dell'amata addormentata,
dello sbadiglio di chi non ha dormito,
del tuono che romba,
del lampo che ruba
un attimo di luce,
del bambino e della donna
sfregiati
che alla prepotenza della storia
pagano il conto più salato,
del cane che al mattino
sotto la finestra mi saluta
con l'abbaio,
del gatto che per dispetto
non mi fa le fusa,
di una mano che s'allunga
che ho voglia di stringere
perché è nera,
di un volto scuro
pieno di paura,
della parola usurata
a volte male usata.
M'innamoro
di una lista
che non è finita,
perché s'allunga
per quanto è immenso
il dono di una vita.

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