Ed arriva,
e per qualcuno è un incubo,
per altri una speranza.
E benedetta e maledetta,
qualcuno vorrebbe che non venisse mai,
o che fosse già vicina,
o già passata.
C' è chi la augura,
brutta e lenta,
chi se la augura,
veloce ed indolore.
Per qualcuno è la fine dello star male,
per altri la fine dello star bene,
solo il nome non cambia
il nome è sempre quello.
I remi che sono serviti a muovermi per anni
adesso riposano in me,
il mio corpo di legno marcisce.
Sono su questa spiaggia,
barca a morire,
sempre servita agli altri,
usata poi abbandonata,
ormai incapace sia di affondare
che di navigare.
Posso soltanto stare qui a marcire,
vinto da sole ed acqua,
e nessuno mi ha sedotta,
mi hanno solo malridotta.
Non fu facile esaudire l'ultimo desiderio della signora,
la voleva fatta su misura,
con le sue forme,
la lunghezza delle gambe,
i fianchi,
la testa,
e la voleva rivestita come il suo salotto,
un drappo leggero ed uno pesante,
estate ed inverno,
ci vollero l'amore,
la pazienza,
il tappezziere ed un buon falegname.
Ecco l'eterno inverno,
l'inverno sulla fronte,
il viso semicoperto.
Siamo tornati a quei telegiornali tristi,
fatti di solite notizie di stato,
nuove commemorazioni
a vecchi massacri.
Tossiamo molto
per il troppo fumo negli occhi.
Qualche volta si rifiutano di aprirsi,
e noi qui a guardarci dentro
e non vedere fuori.
Gli anni ormai crollati addosso,
da portare con grande fatica,
lo zaino rovesciato a terra,
perquisito dai militi di regime.
Alla vista di tutti i fallimenti,
stesi in strada.
Ecco la nuova alba
col passeggiare,
col dare di nuovo il cambio alle puttane,
assistere al loro rientro,
allo svuotarsi delle strade e delle voglie,
all'arrivo del giorno.
Lo zaino di nuovo pieno del poco
che sai di avere ma che non guardi.
Aiutami a capire cosa penso,
a far diventare parole con un senso
quei singhiozzi.
Aiutami a rimuovere la crosta
che porto appiccicata addosso,
a muovere le mani per completare
il mio ultimo da fare.
Aiutami a scalare questa montagna
fatta di vetri e rena.
Aiutami a saltare l'oggi,
diventato parola impronunciabile
per chi vive sempre ieri.
Fallo,
anche senza che io ti preghi,
perché io non so chiedere.
Soltanto io lo vedo,
al buio,
quel leggero passar d'ombre.
Solo io lo sento
quel frusciar di veli
che nessuno sente.
Solo io capisco
i segni che nessuno percepisce,
e lo spaccarsi del cuore.
Io sono il custode
del ricordo del tuo corpo
e del tuo profumo,
dell'odore delle nostre sere
e delle tante spezie
del tuo mangiare.
Io sono il custode
del nulla che è rimasto.
Ho il mio stare da solo
a far la guardia
ad un museo che non esiste,
ed alla tua troppa compagnia
d'assente.
Sono il custode
delle parole dello stare insieme,
di quel tuo ridere
che almeno per un attimo
scacciava le sofferenze
ed il mio pensiero di un futuro
che con te non sarebbe mai arrivato.
Chiudi la porta,
io chiudo gli occhi,
fra dieci secondi li aprirò
per sapere se sei ancora qui
oppure sei andata.
Chiudi la porta ed io
potrò chiudermi in me.
È lotta a morsi,
per un osso inesistente,
non per ciò che c'è
ma per ciò che ci fanno immaginare,
ed al vincitore toccherà come premio
il non essere lo sconfitto.