Scritta da: circe
in Poesie (Poesie personali)
Maternità
Cara e bella donna
raminga
il cuore senza rughe
giovane come l'acqua
sembri una nuvola di cotone bianco e leggero
pronta a tornare com'eri prima di essere nata.
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Cara e bella donna
raminga
il cuore senza rughe
giovane come l'acqua
sembri una nuvola di cotone bianco e leggero
pronta a tornare com'eri prima di essere nata.
Scavato da ingordigia umana e acqua,
saccheggiato ogni suo sogno
Nadir è un pezzo di ferro corroso dalla salsedine
con la speranza ancora in tasca, pagata a peso d'oro
l'ago della bilancia ora punta immobile lo zero
nemmeno ai pesci rimangono ossa da spolpare
giace assieme a molti altri,
memorie di uomini affondate in un miraggio
ancorate a questo mare in grembo alla terra
un cimitero senza croci dove non si celebrano funerali.
Ecco tutto è perduto
nel tempo di un cenno d'intesa
ora... nulla più esiste
questa specie di centro commerciale (qualcuno lo chiama vita)
adesso... spazzato via, raso al suolo
annullato da un volto di donna tuffato dentro al mio
un semplice sorriso sincrono appena accennato
sorriso a tutto viso senza scoprir denti
diretto come un pugno
a riappiccare incendi nello stomaco
a far evaporare lacrime prigioniere di un ego prepotente
Africa...
un giorno spero poter tornare.
A mollo
nelle acque tiepide del mio mare così ben stirato,
non m'accorsi di quell'onda ruggente
piena di pensieri arrotolati dentro una coperta sporca d'insonnia.
Io, trascinata, sbattuta, capovolta, senza sapere dove fosse il fondo e dove l'aria.
Solo la sorte mi ha scaraventata sulla riva appena in tempo
ancora siedo lì, ad un passo dal margine di quel buco nero che solo raramente libera indenni i suoi ostaggi.
Ti osservo combattere
tra il timore e il desiderio di andar via
ti vedo alterare la realtà
ragionando tra il possibile e le tue fragilità
rinchiuso in una stanza
con l'anima di polvere
segni nella tua mente
confini invisibili
così presenti da sembrare invalicabili
siamo così vicini ma irraggiungibili
io vorrei portarti via, dove batte forte il cuore
e respirare insieme tutta l'aria che si può
uscire allo scoperto in fondo non è così male
Invece ti sento allontanare da me
la tua assenza mi distrugge.
Nel rosso d'uovo si affaccia il tuo sorriso universale
Nella tua bocca socchiusa profumo di riso basmati e latte di cocco
In due gocce di cognac sfumano le iridi dei tuoi occhi ramati
Tra i capelli soffici fragranza di mandorle amare
E i baffi curiosi del gatto dietro la finestra si interrogano sull'ennesimo delitto gastronomico.
Tante cose ci siamo detti
eppure di nulla abbiamo parlato
di ciò che sta davvero in fondo al cuore
un pesce drago
nuota sulla piana abissale di questo muscolo pulsante
ti voglio bene... ti amo... sembrano parole piccole al confronto
volano via appena pronunciate
il mostro marino invece rimane lì nascosto ad addolcire le nostre notti
solo la sua luminescenza si intravede dentro ai nostri occhi.
Al fiore insultato nulla importa del cattivo e del buono
né della vendetta si preoccupa.
Ignorato dall'uomo
Il silenzioso rimprovero della natura
senza intenzione diviene cancro devastatore
ma questa non è profezia, solo facile previsione
l'ordinazione di un menù alla carta... senza sorprese
qualcuno annuncia catastrofi
addirittura tra qualche giorno la fine del mondo
esagerati! mal che vada sarà solo la fine dell'uomo
il mondo andrà avanti da sé. parola di Maya.
Da quando sei andato via la terra ha smesso di girare
ogni cosa è schizzata ovunque come quando il lanciatore girando su se stesso
decide di lasciar andare il contro peso del martello.
In assenza di gravità tutto galleggia in disordine nello spazio,
in risalto sullo sfondo nero gli oggetti entrano in collisione fra loro,
si frantumano liberando tutto il loro ripieno,
particelle di memoria si allontanano l'una dall'altra ognuna con una sua nuova orbita.
In mezzo al post big bang, fra i resti di questa catastrofe silenziosa galleggio anch'io ma non so se sono io...
non so se sono... non so... non...
Mi sono addormentata dopo aver impacchettato ben bene il dolore,
viaggio nel sonno per forza d'inerzia al pari di Nettuno, non esiste più alcun riferimento geografico,
neppure esistono sopra sotto sinistra destra avanti indietro dentro fuori.
Sul pianeta terra sono rimaste solo le piante con le loro radici, ma presto bruceranno nel sole o ghiacceranno nell'oscurità.
La voce di miele è una spada che trafigge le parole,
ad una ad una le infilza con dolcezza
per adagiarle al centro del nostro torpore.
Noi incantati ascoltiamo,
siamo ladri affamati
sorpresi con le mani nel sacco alle quattro del mattino
col gusto della refurtiva sulla lingua e le dita sporche di marmellata,
senza alibi da inventare a nostra difesa.
La voce di miele è il lampo di un flash fotografico
Che illumina e acceca.
Noi ripresi dallo stupore
Guardiamo le foto delle nostre impressioni nascoste.
La voce di miele è un diamante rubato che sfugge al controllo di frontiera.
Noi siamo contrabbandieri di musica
trasportiamo canzoni col doppio fondo.