Mi spiace veder buttato il mare e stropicciato il cielo e accartocciata la terra ché non torna più come un tempo bella e non ammaccata inginocchiata ché appare la guerra come un giglio che apre occhi di giustezza mentre macina sorrisi dei più semplici e toglie respiro ai più deboli e le armi ne sono rumore ma anche senza armi s'uccidono le stelle che senza ossigeno non sono così belle e passa anche la sorpresa di un arcobaleno se gli occhi sono muti e le bocche spente dalle cerchie del veleno.
Cercami come fossi la luna alla sera. Guardami come fossi l'ultimo momento. Stringimi come fossi l'abbraccio più bello. Donami perché sono l'ultimo, perché sono il nulla volatilizzato nella polvere di una strada sterrata, sbattuto dalla brezza. E vivimi come fossi la tua anima. Amami come fossi la tua preghiera.
Ti vedo in un divenire di colori a imbrattare col sorriso come fosse il paradiso a ricoprir di stelle il mare con un bocciolo -uno solo- e il riflesso a riempire sogni agognati timidi allontanati acchiappati e poi sbattuti sul muro della speranza nel silenzio inquieto -forse malato- di una stanza a cestinar memoria lasciandosi cadere nell'ebbrezza di una spugna ad assorbire la combattuta stremata divertita provocata sfidata acclamata e maledetta -a volte avida e impacciata- vita.
Accade di passo senza frontiera e si leva nel vento furibondo di essenze -profumi a scagliarsi- -colori a gemere- è intrecciarsi senza lasciarsi d'incessante tremolio sussurrato di esistenze a sovrapporsi di fremito come unguento di bocche in un tremolio di dita di cosce distese di dolcezza in uno sconquasso di tenerezza che brulica l'affanno soffuso nella quiete di una folata.
Sono giorni di mesi e di anni ore e minuti con secondi passi a gattoni trascinandosi vagiti che diventano canzoni poi in piedi parole negli occhi binocoli cielo stanze palloni neri sino al primo grido di liquido amniotico che diventa colore di pelle di carne di verità ingenuità di prime corse per strada e - fatalità - durezza di suole consumate di corse inseguite di ginocchia sbucciate di pioggia senza ombrello di sole solo ingarbugliato il pensiero alla ricerca del siero tra l'adulto e l'altro bambino a volte, manichino tra il bianco e il nero attonito il grigio arriva, anche, l'arcobaleno orgoglio paura dubbio felicità la tristezza più in là fa fu ricordi memorie di eventi senti menti tanti ponti di giocattoli fortunati poi di penne colorate di quaderni ordinati di libri di arnesi e stare lì a guardare disegnare sognare scarabocchiare accompagnare sostenere... Boh! Amare.
Urli contro il cielo ed è già mattino cerchi le orme di quando eri bambino in un divenire di stelle a metà tra il cielo e la serenità: ah! Ti scuote il mondo adulto sembra un insulto a volte, anche un furto identità di sogni rincorsi come sorrisi a batti cuore stupore torna il bambino un pallone una carezza di un genitore in un nido di cotone sincerità oggi, gira un mondo di cartone che si piega al primo scossone scoppia il pallone piange il bambino nessuna mano vicino naufrago di verità su una zattera di autenticità torna la luna - è là - le stelle sono ancora a metà in un mare di onde arrabbiate mentre il vento fa le passeggiate.
Una coccola come fosse un dondolo come fosse una zattera come fosse soffice lieve miele. Sole accarezza strade sole acceca il mare sole risplende l'orizzonte sole cocente di amanti sole splendente di corpi immacolati incollati attaccati di corpi che si cercano che s'incontrano che si riconoscono. Foglie si staccano cadono è il vento un controsenso poi rinascono abbelliscono sortiscono chiome d'intensità proteggono avvolgono coinvolgono. Passi di altri passi e ancora passi anche tra i sassi orme forme conforme eco di battiti ammattiti sostenuti ritmati rossore un bianco di pudore un giallo solare l'orizzonte e il mare foglie e strade una coccola vento la luna sembra remare: A M A R E.
Ho voglia di urlare al cuore col cuore che il mare e il cielo hanno solo un colore; le ore, come fossero un motore (fatica, sudore), coinvolgono, travolgono, ricordano. Volgo lo sguardo a terra corro coi piedi per terra sento che c'è la terra. È tutta una guerra che distrae contrae ritrae ma la vita... (sì, la vita) ... scusa! Perché proibita? Esplodono emozioni tellurici scossoni tessuti, aorte, ventricoli: questi sono i miracoli! Sentire, guardare, capire, toccare: non scappare perché la terra ha bisogno di chi sappia annaffiare senza fiatare solo donare amare. Amore non è amaro non è raro è un faro caro coro di voci sovrapposte giustapposte contrapposte opposte. Rimane l'eco ma non basta rimane l'eco ma non gusta rimane l'eco... ... è la parola giusta? Amore e basta.
Sospesa in un candido volteggiare di luce intensa come occhi profondi di vita esistenza di tenera carne beata d'anima intrisa e preghiera in ogni filo di capello dorato adagiato su seni ribelli di viso ardito d'incessante divenire di palpiti silenti come passi lievi su un corredo di parole soffiate carezze d'intensità proibita tant'è lo spirito travolgente incisivo e si aprono cieli e si avvicinano orizzonti e la luna disegna il sole e il sole disegna la luna.
In questa stanza senza umori ove tornano i ricordi e i sapori accucciato al rumore del fato stretto nella morsa della vita tra cielo e mare come fosse via proibita e d'ingeneroso ritmo a saltellare nella mente le parole come fossero strascichi di comete impazzite desideri e figure tornite di dolcezza all'eco della fragile tenerezza è ampiezza di passi posati interrati scoperti pensati in un rincorrersi di colori figurati agguerriti custoditi nel tempo che pesa come foglia al dolce cadere verso terra.