Che importa che tu venga dall'Inferno o dal Cielo o mostro enorme, ingenuo, spaventoso! Se grazie al tuo sorriso, al tuo sguardo, al tuo piede penetro un infinito che ignoravo e che adoro? Che importa se da Satana o da Dio? Se sirena o angelo, che importa? Se si fanno per te - fata occhi, di velluto, ritmo, luce, profumo, mia regina- meno orrendo l'universo, meno grevi gli istanti?
La natura è un tempio in cui viventi colonne lasciano talvolta sfuggire confuse parole; l'uomo vi passa, attraverso foreste di simboli, che lo guardano con sguardi familiari. Simili a lunghi echi, che di lontano si confondano in una tenebrosa e profonda unità – vasta come la notte e la luce – i profumi, i colori e i suoni si rispondono. Profumi freschi come carni di bimbi, dolci come il suono dell'oboe, verdi come praterie. Ed altri corrotti, ricchi e trionfanti, vasti come le cose infinite: l'ambra, il muschio, il benzoino e l'incenso, che cantano i rapimenti dello spirito e dei sensi.
Nous aurons des lits pleins d'odeurs légères, des divans profonds comme des tombeaux, et d'étranges fleurs sur des étagères, écloses pour nous des cieux plus beaux.
Usant à l'envi leurs chaleurs dernières, nos deux coeurs seront deux vastes flambeaux, qui réfléchiront leurs doubles lumières dans nos deux esprits, ces miroirs jumeaux.
Une soir fait de rose et de bleu mystique, nous échangerons un éclair unique, comme un long sanglot, tout chargé d'adieux;
et plus tard un Ange, entr'ouvrant les portes, viendra ranimer, fidèle et joyeux, les miroirs ternis et les flammes mortes.
Avremo letti pieni d'odori leggeri, divani profondi come avelli e strani fiori sulle mensole, schiusi per noi soto cieli più belli.
Consumando a gara i loro estremi ardori, i nostri due cuori saranno due grandi torce che rifletteranno i loro duplici splendori nelle due nostre anime, questi specchi gemelli.
In una sera fatta di rosa e di mistico azzurro ci scambieremo un unico lampo come un lungo singhiozzo, tutto carico d'addii;
e più tardi un angelo, aprendo le porte, verrà a rianimare, fedele e giocoso, gli offuscati specchi e le fiamme morte.
Vieni dal cielo profondo o esci dall'abisso, Bellezza? Il tuo sguardo, divino e infernale, dispensa alla rinfusa il sollievo e il crimine, ed in questo puoi essere paragonata al vino.
Racchiudi nel tuo occhio il tramonto e l'aurora; profumi l'aria come una sera tempestosa; i tuoi baci sono un filtro e la tua bocca un'anfora che fanno vile l'eroe e il bimbo coraggioso.
Esci dal nero baratro o discendi dagli astri? Il Destino irretito segue la tua gonna come un cane; semini a caso gioia e disastri, e governi ogni cosa e di nulla rispondi.
Cammini sui cadaveri, o Bellezza, schernendoli, dei tuoi gioielli l'Orrore non è il meno attraente, l'Assassinio, in mezzo ai tuoi più cari ciondoli sul tuo ventre orgoglioso danza amorosamente.
Verso di te, candela, la falena abbagliata crepita e arde dicendo: Benedetta la fiamma! L'innamorato ansante piegato sull'amata pare un moribondo che accarezza la tomba.
Che tu venga dal cielo o dall'inferno, che importa, Bellezza! Mostro enorme, spaventoso, ingenuo! Se i tuoi occhi, il sorriso, il piede m'aprono la porta di un Infinito che amo e che non ho mai conosciuto?
Da Satana o da Dio, che importa? Angelo o Sirena, tu ci rendi -fata dagli occhi di velluto, ritmo, profumo, luce, mia unica regina! L'universo meno odioso, meno pesante il minuto?
Sempre il mare, uomo libero, amerai! Perché il mare è il tuo specchio; tu contempli nell'infinito svolgersi dell'onda l'anima tua, e un abisso è il tuo spirito non meno amaro. Godi nel tuffarti in seno alla tua immagine; l'abbracci con gli occhi e con le braccia, e a volte il cuore si distrae dal suo suono al suon di questo selvaggio ed indomabile lamento. Discreti e tenebrosi ambedue siete: uomo, nessuno ha mai sondato il fondo dei tuoi abissi; nessuno ha conosciuto, mare, le tue più intime ricchezze, tanto gelosi siete d'ogni vostro segreto. Ma da secoli infiniti senza rimorso né pietà lottate fra voi, talmente grande è il vostro amore per la strage e la morte, o lottatori eterni, o implacabili fratelli!
Per dilettarsi, sovente, le ciurme catturano degli àlbatri, marini grandi uccelli, che seguono, indolenti compagni di viaggio, il bastimento che scivolando va su amari abissi. E li hanno appena sulla tolda posti che questi re dell'azzurro abbandonano, inetti e vergognosi, ai loro fianchi miseramente, come remi, inerti le candide e grandi ali. Com'è goffo e imbelle questo alato viaggiatore! Lui, poco fa sì bello, com'è brutto e comico! Qualcuno con la pipa il becco qui gli stuzzica; là un altro l'infermo che volava, zoppicando scimmieggia. Come il principe dei nembi è il Poeta che, avvezzo alla tempesta, si ride dell'arciere: ma esiliato sulla terra, fra scherni, camminare non può per le sue ali di gigante.
Tu che t'insinuasti come una lama Nel mio cuore gemente; tu che forte Come un branco di demoni venisti A fare folle e ornata, del mio spirito Umiliato il tuo letto e il regno-infame A cui, come il forzato alla catena, Sono legato: come alla bottiglia L'ubriacone; come alla carogna I vermi; come al gioco l'ostinato Giocatore - che sia maledetta. Ho chiesto alla fulminea spada, allora, Di conquistare la mia libertà; Ed il veleno perfido ho pregato Di soccorrer me vile. Ahimè, la spada Ed il veleno, pieni di disprezzo, M'han detto: "Non sei degno che alla tua Schiavitù maledetta ti si tolga, Imbecille! - una volta liberato Dal suo dominio, per i nostri sforzi, tu faresti rivivere il cadaver del tuo vampiro, con i baci tuoi!"
Pluvioso, irritato contro l'intera città, versa dalla sua urna a grandi zaffate un freddo tenebroso sui pallidi abitanti dei vicino camposanto, rovesciando, sui quartieri brumosi, la morte.
Il mio gatto, alla cerca d'un giaciglio sul pavimento agita incessantemente il suo corpo magro e rognoso; l'anima d"un vecchio poeta erra nella grondaia con la voce triste d'un fantasma infreddolito.
La campana che si lagna e il tizzo che fa fumo accompagnano in falsetto la pentola raffreddata; intanto in un mazzo di carte dall'odore nauseante,
lascito fatale d'una vecchia idropica il bel fante di cuori e la regina di picche chiacchierano sinistramente dei loro amori defunti.
Ecco venire il tempo che vibrando sullo stelo ogni fiore svapora come un incensiere; i suoni e i profumi volteggiano nell'aria della sera; valzer malinconico e languida vertigine.
Ogni fiore svapora come un incensiere; il violino freme come un cuore straziato; valzer malinconico, languida vertigine! Il cielo è triste e bello come un grande altare.
Il violino freme come un cuore straziato, un cuore tenero che odia il nulla vasto e nero! Il cielo è triste e bello come un grande altare; il sole annega nel suo sangue che si raggruma.
Un cuore tenero che odia il nulla vasto e nero raccoglie ogni vestigio del luminoso passato! Il sole s'è annegato nel suo sangue che si raggruma, il tuo ricordo in me riluce come un ostensorio.