Si piegano i pini ad ascoltare i mormorii del vento autunnale che i neri pioppi fa agitare in un isterico riso mentre la casa del giorno lentamente chiude le sue imposte orientali. In fondo alla valle, confusamente le lapidi del cimitero - lontane si raggruppano, avvolgendo la loro vaghezza nel grigio sudario della nebbia, ormai che nel crepuscolo i lampioni all'improvviso hanno iniziato a sanguinare. Fuori dalla finestra volano le foglie e passando una parola pronunciano al viso che fissa l'esterno, guardando se soffia la notte un pensiero o un messaggio sui vetri.
Di quando in quando Tutto m'ansima il corpo E la vita mi appare negli occhi, Tra essi vibrando e la bocca Giù selvatica discende per le membra Lasciando gli occhi miei svuotati tumultuanti E il petto mio quieto colma d'un fremito e un calore; E giù per le snelle ondulazioni sottostanti Che onde diventan pesanti, di passione gonfie E il ventre mio placido e sonnolento All'istante ribelle si desta bramoso, Eccitato sforzandosi e attento, Mentre le tenere braccia abbandonate Con forza selvaggia s'incrociano A stringere - quel che non hanno stretto mai. E tutto io vibro, tremo e ancora tremo Finché la strana potenza che il corpo mi scuoteva Non svanisce E nobile non risorge l'ininterrotto fluire della vita Nella durezza implacabile dei miei occhi, Non risorge dalla bellezza solitaria del corpo mio Esausto e insoddisfatto.
Pazienza, piccolo Amore! Una donna dal petto pesante, calda come giugno entrerà Un giorno e chiuderà la porta, per restare.
E quando l'animo tuo, oppresso, avrebbe reclamato Una fresca notte solitaria, il suo petto la notte coprirà pendente nella stanza tua come una coppia di gigli tigrati, che i loro petali oro-pallido schiudono con ferma intenzione E soffocano le tenebre blu con acre profumo, fiaccando Il tuo corpo con la spinta dei suoi capezzoli, finché Freschezza bramerai con una forte sete.
E ti ricorderai allora, con desiderio vero Per la prima volta, quel che ero per te. Così profondamente sogna un narciso selvatico E ti attende attraverso l'oscurità Fredda ed azzurra, brillando allegramente Ai tuoi piedi come piccola luce.
Pazienza, piccolo Amore! Negli anni a venire Io sarò felice per te, nella memoria.
L'oscurità nasce dalla terra Nel pallore dell'occidente si immergono le rondini; Dal fieno arriva l'allegro clamore dei bambini; Svanisce il vecchio palinsesto.
Stilla profumo la violacciocca E in giro svolazza azzurro-luna una falena: Tutto quel che significò il giorno terreno Rovina come una menzogna.
I bambini hanno abbandonato il loro gioco. Brilla un'unica stella in un velo di luce: Il disordine del giorno È sparito alla vista.
Lentamente la luna sorge dalla rosea nebbia Spogliandosi della sua veste dorata, e così Emerge, bianca e raffinata; allora stupito Io vedo in cielo, davanti, una donna che non sapevo Di amare, ma ella va, e la sua bellezza mi ferisce al cuore; La seguo via nella notte, pregandola di non lasciarmi.
L'amore ha fatto scoppiare il suo ermetico cuore Come nei campi un'ape, nera e ambra, Rompe il bozzolo invernale, per arrampicarsi Sull'erba intiepidita dai novelli raggi di sole.
Di malizia albeggiano i suoi occhi ora E sull'iride colorata è un luccichio Simile a quello sull'ali ripiegate Dell'ape, prima del volo.
Chi, con un soffio conturbante, preciso, Ha aperto le ali del giovane spirito timido? Chi ha eccitato l'animo a un inesperto volo Nei suoi occhi di giovane ape incerta?
Grave rende l'amore la sua voce; Il ronzio delle sue ali esitanti, pesanti, Fa tremare di consapevolezza le cose comuni Che dice, e le sue parole rallegrano.