Quando guardi le rovine di un'antica civiltà pensa che un tempo c'erano sospiri di fanciulle dove ora l'aria gioca con la polvere. Quando pensi di scegliere tra molte opzioni ricordati che labirinto o deserto portano alla stessa morte. Quando pensi alla tua vita non pensare troppo a che punto sei del tuo viaggio. Quando indossi mille maschere ricordati che puoi essere chi vuoi, ma metti a rischio la tua identità. Quando pensi che la realtà non è come ci appare non significa che la realtà sia illusione. Quando dici che un fatto è probabile non è detto che poi accada. Quando dici che un fatto è improbabile non è detto che poi non accada. Quando cerchi di pensare al niente in realtà poi pensi sempre a qualcosa. Quando guardi le stelle ti senti un'infinitesima parte del tutto. Quando pensi al tutto pensi ad un'infinitesima parte di Dio.
È perfettamente cosciente che dei suoi versi non si occuperà nessun italianista, che il suo nome non comparirà in alcuna storia della letteratura. Non saprà mai con esattezza stabilire quale istinto o quale filo lo conduca alla scrivania o al monitor. Disdegna ogni arcaismo, spesso cade nel canzonettistico. Di tanto in tanto ringrazia il creato per questa terapia della parola, priva di costi e tariffario. Spesso se ne sta in disparte, schivo e riservato in attesa di qualche epifania per un nuovo canzoniere. Il meglio di sé lo dà quando è depresso e si masturba mentalmente sui ricordi. In alcuni critici suscita sarcasmo, odio ed indignazione; in altri ilarità, compassione e rassegnazione. Ma si dimenticano che le sue parole sono esternazioni o pura espressione di una sensazione. Alcuni snob vorrebbero metterlo alla gogna; altri ancora per non farlo più scrivere vorrebbero tagliarli piedi e mani o quantomeno lesionargli l'area di broca. Si dimenticano che senza i suoi versi non ci sarebbe alcun termine di paragone: nessun grande poeta vive di oscurità propria, ma ha bisogno dei chiaroscuri dei poeti minori, delle tenebre del poetastro.
Le cose possono significare sempre qualcosa di nuovo o ricordarci qualcosa di vecchio. Noi non possiamo significare niente di niente per le cose. Possono essere utili o inutili. Possono funzionare o meno. Noi possiamo anche romperle. Noi possiamo addirittura distruggerle, ma anche loro possono ferirci a morte. Noi le usiamo, le ammiriamo. Dopo poco spesso ci annoiano. Siamo legati a loro dai gesti. Talvolta usiamo gli altri come cose o ci lasciamo usare come cose. Loro non hanno alcuna colpa. Non sono che materia inanimata. L'io si illude di relazionarsi. Tutto parte e finisce nell'io. Un giorno ci congederemo da esse. Loro sono indifferenti ed eterne. Le cose continuano a esistere, a sopportare tutto questo male: a tollerare il male del mondo. Dirò di più: loro sono il mondo.
I trapassati distillano il rosso dei tramonti. Il ricavato lo offrono a piccoli sorsi agli angeli. Il sole non parla più alle statue nei solai. Ora i solai sono chiusi e le statue distrutte. I muri ascoltano in silenzio i nostri battiti. La lascio a te questa vita così precisa. Io ne voglio una più randagia. Gli atomi della mia psiche non sono che attimi di vita vissuta e immaginata. Non preoccuparti per me. Sono atomi psichici che godono di vita propria. Le cose più belle sono quelle che sto facendo e che farò. Se penserò altro te lo dirò.