In un batter di ciglia mi ritrovo, quasi in modo inconsapevole, ad incartare la mia vita in scatole che emanano odore di cambiamenti.
Incredula che questo dì sarebbe mai arrivato, sto per chiudere la porta del mio nido familiare per aprire il portone del mio domani, da moglie, da mamma.
Fa male lasciare loro, che hanno riempito la mia anima di bei valori, fa bene imbattersi in lui, che riempie il mio cuore di un amore incondizionato.
Mi guardo allo specchio e osservo il volto di una giovane donna che, rigato da lacrime, sorride. Poi, vado via.
Abbracciami con queste note dedicate, quando corro per sentire come pulsa il mio cuore, mentre mi addormento per entrare nel mondo incantato dei sogni.
Abbracciami con questi suoni essenziali, perché senza sarei come il sole senza calore, affinché io possa sentirmi libera di esplodere.
Abbracciami quando la mia mente ha voglia di viaggiare nei ricordi e con la tua musica io ritorno nel mio passato che, con cura, conservo.
Pitturiamo la nostra casa con colori che rispecchiano il nostro folle amore e queste mura che ci avvolgono, e questo tetto che ci protegge, daranno vita ad un fuoco che in eterno ci riscalderà.
Seduti su una panchina qualsiasi della città, contrastate la bellezza dell'estate con le vostre lacrime.
Tu, ragazzo, con il viso coperto dalle mani per nascondere la tua disperazione.
Tu, ragazza, con voce esitante e sottile per chiarire il tuo gesto.
Non è vostro complice il lieto fine.
Una bugia, un tradimento, una gelosia o chissà cosa o chissà chi, ha rovinato per sempre il vostro amore e ora sarà difficile, quasi impossibile, incastrarsi di nuovo, in una sola essenza.
E mentre questo malinconico pensiero mi avvolge, mi allontano, lasciandovi su quella panchina.
Tu urli, io urlo... Ed improvvisamente è come se ci trovassimo nel caldo deserto africano, dove il sole tropicale corrode la mente e allontana la ragione dalla nostra anima arrabbiata. Siamo assetati di serenità, ma purtroppo, avvolti in codesta aura misteriosa, l'oro del nostro amore stenta a luccicare e... Siamo sconosciuti.
Quella fu l'ultima tua corsa e quando penso che io ero lì, al tuo fianco, un brivido di emozione attraversa la mia anima.
A piedi nudi sulla sabbia, evitando la gente che incrociavamo, liberi da ogni pensiero, ci lanciammo in quel piccolo sforzo, e quando ci fermammo i nostri respiri complici si sorridevano.
In quell'istante nulla era più importante di Noi: ciò che ci attendeva sarebbe stato terribile, e forse ne eravamo consapevoli, ma in quel momento eravamo felici, veramente felici.
Una semplice corsa, un bellissimo ricordo, un pensiero a te.
Ispirata da una natura solidale, contemplo l'elisir maldestra della vita e una sfilata di domande arpeggiano nella mia mente.
Chi padroneggia il potere di renderci felici? Come possiamo brillare nel buio del dolore? Dove ci condurrà l'inquietudine del domani? Perché le nefaste emozioni sono l'essenza del nostro destino?
Forse, il mio spirito è sedato dal mio triste preterito, e ogni dubbio sul probabile nirvana fuoriesce come lava infuocata che distrugge tutto ciò che incontra sul suo percorso.
E così, mi ritrovo incapace di dare spiraglio alle gioie perdendo l'anima della vita, invecchiando lontana dalla leggerezza della ragione.
Ho immaginato il suono della sua voce, ho fantasticato sul suo ipotetico nome, ma accidentalmente mi ha abbandonato... Troppo presto per far sì che qualsiasi utopia diventasse realtà.
Così, quel piccolo embrione, che forse sarebbe diventato un poeta dannato o forse un marito angelico, ma soprattutto mio fratello, non ha potuto assaporare la vita seppellendo un mio grande desiderio nel vuoto della solitudine.