Le migliori poesie di Edgar Allan Poe

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Scritta da: Silvana Stremiz

A Elena (1835)

Elena, la tua bellezza è per me
come quei navigli nicei d'un tempo
che, mollemente, sull'odorato mare
riportavano il pellegrino stanco d'errare
alla sua sponda natia.

Da tempo avezzo a disperati mari,
la tua chioma di giacinto, il tuo classico volto,
la tua grazia di Naiade riportano me anche in patria,
a quella gloria che fu la Grecia,
a quella maestà che fu Roma.

Là, nel rilucente vano della finestra,
come statua eretta io ti vedo,
con in mano la tua lampada d'agata!
Ah, Psyche, qui venuta dalle regioni
che son Terra Santa.
Edgar Allan Poe
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    Scritta da: Ombra Nella Notte

    Il verme conquistatore

    Guardate! È una serata di gala
    In questi ultimi anni desolati!
    Uno stuolo d'angeli alati!
    Tra i veli e sommersi dal pianto,
    A teatro siede a vedere
    Un dramma di speranze e timori,
    L'orchestra emette a tratti in sordina
    La musica delle sfere.

    Parodiando Iddio nel cielo, i mimi,
    Sottovoce borbottano, sussurrano
    E si gettano qua e là. Marionette
    Soltanto che vengono e vanno
    Al cenno di cose immense informi
    E spostano gli scenari avanti e indietro
    Scuotendo dalle loro ali di Condor
    L'invisibile Affanno!

    Un dramma così variegato, non temete,
    Non sarà scordato!
    Col suo Fantasma per sempre inseguito
    Da una folla che mai non l'afferra,
    In un cerchio che sempre ritorna
    Nello stesso identico punto,
    E molta Pazzia, e ancor più Peccato,
    E Orrore animano la trama.

    Ma guardate, tra la ridda dei mimi,
    S'insinua una forma strisciante!
    Una cosa rossosangue si snoda
    Sbucando dalla scena deserta!
    Si snoda! Si annoda! Tra spasmi mortali
    Suo cibo diventano i mimi,
    Singhiozzano i serafini ai denti del mostro
    Di sangue rappreso imbevuti.

    Spente, spente le luci, tutte spente!
    E sopra ogni forma fremente,
    Funebre sudario il sipario
    Vien giù con fragor di tempesta,
    E gli angeli pallidi esangui,
    Levandosi, svelandosi, dicono
    Che quella è la tragedia "L'Uomo",
    E il Verme Conquistatore, l'eroe.
    Edgar Allan Poe
    Composta martedì 22 marzo 2011
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      Scritta da: sagea

      Annabel Lee

      It was many and many a year ago,
      In a kingdom by the sea,
      That a maiden there lived whom you may know
      By the name of Annabel Lee;
      And this maiden she lived with no other thought
      Than to love and be loved by me.

      I was a child and she was a child,
      In this kingdom by the sea:
      But we loved with a love that was more than love -
      I and my Annabel Lee;
      With a love that the winged seraphs of heaven
      Coveted her and me.

      And this was the reason that, long ago,
      In this kingdom by the sea,
      A wind blew out of a cloud, chilling
      My beautiful Annabel Lee;
      So that her high-born kinsmen came
      And bore her away from me,
      To shut her up in a sepulchre
      In this kingdom by the sea.

      The angels, not half so happy in heaven,
      Went envying her and me -
      Yes! that was the reason (as all men know,
      In this kingdom by the sea)
      That the wind came out of the cloud one night,
      Chilling and killing my Annabel Lee.

      But our love it was stronger by far than the love
      Of those who were older than we -
      Of many far wiser than we -
      And neither the angels in heaven above,
      Nor the demons down under the sea,
      Can ever dissever my soul from the soul
      Of the beautiful Annabel Lee;

      For the moon never beams without bringing me dreams
      Of the beautiful Annabel Lee;
      And the stars never rise but I feel the bright eyes
      Of the beautiful Annabel Lee;
      And so, all the night-tide, I lie down by the side
      Of my darling - my darling - my life and my bride,
      In the sepulchre there by the sea -
      In her tomb by the sounding sea.
      Edgar Allan Poe
      Composta venerdì 12 agosto 2011
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        I recessi ombrosi dove in sogno io vedo
        i più vaghi uccelli canori,
        son come labbra - e tutta la tua melodia
        di parole cui il labbro da forma. -
        I tuoi occhi, gemme nel cielo del cuore,
        desolati si posano allora,
        o Dio!, sulla mia mente funerea -
        luce di stelle su un nero drappo.

        Il tuo cuore - il tuo cuore! Mi ridesto
        e sospiro, e dormo per sognare
        di quella verità che l'oro non può mai comprare -
        e di quelle futilità che sempre può, invece.
        Edgar Allan Poe
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          Scritta da: Silvana Stremiz

          Solo

          Fanciullo, io già non ero
          come gli altri erano, né vedevo
          come gli altri vedevano. Mai
          derivai da una comune fonte
          le mie passioni - né mai,
          da quella stessa, i miei aspri affanni.
          Né il tripudio al mio cuore
          io ridestavo in accordo con altri.
          Tutto quello che amai, io l'amai da solo.
          Allora - in quell'età - nell'alba
          d'una procellosa vita - fu derivato
          da ogni più oscuro abisso di bene e male
          il mistero che ancora m'avvince -
          dai torrenti e dalle sorgenti -
          dalla rossa roccia dei monti -
          dal sole che d'intorno mi ruotava
          nelle sue dorate tinte autunnali -
          dal celeste baleno
          che daccano mi guizzava -
          dal tuono e dalla tempesta -
          e dalla nuvola che forma assumeva
          (mentre era azzurro tutto l'altro cielo)
          d'un demone alla mia vista -.
          Edgar Allan Poe
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            Scritta da: Silvana Stremiz

            Una Valentina

            È scritta questa rima per colei i cui occhi
            lucenti ed espressivi come i gemelli di Leda,
            troveranno il suo stesso dolce nome annidato
            sulla pagina, celato ad ogni lettore.
            Osservate i versi attentamente! Vi è in essi
            un tesoro divino - un talismano - un amuleto -
            che si deve portare sul cuore. Osservate poi
            il metro - le parole - le sillabe!
            Nulla si tralasci, o sarà vana la fatica!
            E non v'è, nondimeno, nessun nodo gordiano
            che senza una spada non potreste disciogliere,
            se solo n'afferraste il soggetto.
            Tracciate sul foglio, scrutate da occhi
            in cui l'anima balena, s'ascondono, perdute,
            tre parole eloquenti, spesso dette e spesso udite
            da un poeta a un poeta - e d'un poeta è anche il nome.
            Le sue lettere, benché ingannino, ovviamente,
            come il Cavalier Pinto - Mendez Ferdinando -
            sono, invece, sinonimo del Vero. - Ora basta!
            Pur facendo del vostro meglio, non sciogliereste l'indovinello.
            Edgar Allan Poe
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              Scritta da: Phantastica
              Coloro che sognano di giorno sono consapevoli di molte cose che sfuggono a coloro che sognano solo di notte.
              Nelle loro visioni grigie captano sprazzi d'eternità e tremano, svegliandosi, nello scoprire di essere giunti al limite del grande segreto.
              In un attimo, apprendono qualcosa del discernimento del bene e qualcosa più che la pura e semplice conoscenza del male.
              Edgar Allan Poe
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                Scritta da: Silvana Stremiz

                Romanza

                Romanza, che ami annuire e cantare
                col capo assonnato e le ali ripiegate,
                tra verdi fronde, quali agita
                nel suo fondo un ombroso lago,
                fu per me un variopinto pappagallo
                - oh, a me familiare uccello -
                che m'apprese a dir l'alfabeto
                e a balbettare le prime parole,
                quando nel bosco selvaggio io giacevo,
                fanciullo - dall'occhio sagace.

                Ma da un pezzo, del Condor gli eterni anni
                così scuotono il cielo stesso là in alto,
                con tumulto di tuoni mentre passano,
                che non ho io più tempo per oziose cure,
                mentre spio l'inquieto cielo.
                E quando un'ora con più lievi ali
                getta su di me le sue morbide piume,
                dissipar quel breve tempo con lira e rime
                (vietate cose! ) - delittuoso parrebbe al mio cuore:
                a meno che con le corde non vibri anch'esso.
                Edgar Allan Poe
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                  Scritta da: Valeria S

                  Un sogno dentro un sogno

                  Questo mio bacio accogli sulla fronte!
                  E, da te ora separandomi,
                  lascia che io ti dica
                  che non sbagli se pensi
                  che furono un sogno i miei giorni;
                  e, tuttavia, se la speranza volò via
                  in una notte o in un giorno,
                  in una visione o in nient'altro,
                  è forse per questo meno svanita?
                  Tutto quello che vediamo, quel che sembriamo
                  non è che un sogno dentro un sogno.

                  Sto nel fragore
                  di un lido tormentato dalla risacca,
                  stringo in una mano
                  granelli di sabbia dorata.
                  Soltanto pochi! E pur come scivolano via,
                  per le mie dita, e ricadono sul mare!
                  Ed io piango - io piango!
                  O Dio! Non potrò trattenerli con una stretta più salda?
                  O Dio! Mai potrò salvarne
                  almeno uno, dall'onda spietata?
                  Tutto quel che vediamo, quel che sembriamo
                  non è che un sogno dentro un sogno?
                  Edgar Allan Poe
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