Stesi a guardare me e te, distesi ad osservare le stelle. Fu come se stessi lì, nel nostro passato che non torna più. E in un attimo fu stasi. Immobile. Solo una lacrima si distendeva prepotente sul mio viso.
Tornai al treno che trasportava anime in fuga. E ancora fuggii.
E fu stasi, quando ripensai alla prima volta che mi toccasti, il tempo si fermò; trattenni il respiro, l'universo smise di girare, per accogliere me e te.
Per sempre ti ricorderò come stasi. Come l'ultimo respiro prima di scoppiare. Come l'attimo che precede l'arcobaleno. Come la speranza, prima di essere infranta. Sarai l'attimo in cui tutto svanisce, pur restando tale. Il momento in cui la speranza arriva all'apice. La punta prima della discesa. Sarai il mio attimo di stasi, sino alla fine del miei giorni.
Un bicchiere di vino, poi un altro, e nulla più. Basta una risata, bastano gli amici, un'estate da vivere e un traguardo da non raggiungere. Una corsa al contrario la nostra. Verso la fanciullezza, verso un'età che non torna più. E il vento infuria, ci spinge con forza verso un presente che vogliamo conservare, perché da un momento all'altro non diventi passato. E poi? Poi nulla più.
Mi risveglio in un presente che svanisce minuto per minuto. E dimentico. Dimentico questi e quei momenti, come dimenticherò quelli che non ho ancora vissuto. Calpesto i secondi passati, attecchiti al suolo un attimo dopo aver sfiorato il mio viso giungono le stagioni e svaniscono sotto i miei occhi ciechi. E vorrei afferrare ogni attimo e tenerlo con me, come vorrei afferrare te. Quel te che non ho mi conosciuto e che forse mai conoscerò.
Ho teso la mano, eppure non sono riuscita neppure sfiorare una delle gocce di pioggia che hanno iniziato a cadere dal cielo in lacrime.