Scritta da: Age

L'ultimo palcoscenico

Le membra stanche adagiano
su questo letto scarno
teatro orizzontale
dell'ultima tua recita

Lucidi di stelle gli occhi
degli spettatori attenti
hanno il profilo triste
di volti conosciuti

Invisibile un'orchestra
suona violini muti
polvere e ricordi aleggiano,
cristallizzando il tempo.

Passano in un istante
le scene di una vita,
il corpo è una crisalide
si spegne, infine muta.

Il sipario di lenzuola
chiude sul suo finale;
resta soltanto l'Anima
sull'ultimo palcoscenico.
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    Scritta da: Age

    Cibo degli Dei

    La tua pelle ha il sapore di Pepe e di Vaniglia
    curiosa miscellanea di peccato ed innocenza

    Scuri come chicchi di caffè i tuoi occhi seguono
    delle mie labbra il viaggio senza meta

    La lingua si sofferma sulle palpebre socchiuse
    ruvido déjà vu di limone e mandarini

    Presagendo il tuo piacere da ogni cambio di respiro
    mi guidi inconsciamente fino al centro dei tuoi sensi

    e ignori che - come Uriel nel "Libro degli Spiriti" -
    mi sazierò soltanto della dolcezza della tua Anima.
    Gae Capitano
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      Scritta da: Age

      Scarpe

      Ci sono immagini che la memoria muta, confonde, ma non riesce a cancellare:
      Auschwitz e orizzonti di filo spinato; colline di scarpe abbandonate.
      In un mosaico di tetri colori, sbiadite dal sole, la pioggia, la cenere
      dormono sonni inquieti, evocano fantasmi che non possono gridare.

      Restano immobili nel mare di pelle e cuoio, nell'odore dolciastro della morte,
      i lacci slegati, come lisci capelli: sporchi, canuti, appassiti nel vento.
      Non legano più carne ai giorni a venire, non sanno più danzare, correre, saltare;
      non hanno più un pallone di stracci da rincorrere

      Scarpe che nascondono storie da raccontare, con le loro parole di fango e sudore
      Piccole barche abbandonate al fiume della follia, riassumono una vita:
      perché nella semplice assenza della loro compagna di sempre
      ognuna cela in sé il senso stesso dell'abbandono

      Scarponi pesanti, duri, vissuti e scarpe eleganti, leggere, da ballerina
      giacciono insieme, nella polvere del tempo, in un dolore cieco, che non fa distinzioni
      mentre freddi fiocchi di neve, stelle senza più cielo,
      cadono lasciando accesi solo i piccoli falò del cuore.

      Una neve, bellissima e bugiarda, cancellerà stanotte il profilo dei camini
      e le impronte di migliaia di anime scalze - a piedi nudi in viaggio –
      sulla strada che unisce la fragile memoria dell'uomo
      ad un ingiusto Paradiso.
      Gae Capitano
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