Le migliori poesie di Gaio Valerio Catullo

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Scritta da: Valeria S

Dammi mille baci

Godiamoci la vita, o Lesbia mia, e i piaceri d'amore;
a tutti i rimproveri dei vecchi, moralisti anche troppo,
non diamo il valore di una lira.
Il sole sì che tramonta e risorge;
noi, quando è tramontata la luce breve della vita,
dobbiamo dormire una sola interminabile notte.
Dammi mille baci e poi cento,
poi altri mille e poi altri cento,
e poi ininterrottamente ancora altri mille e altri cento ancora.
Infine, quando ne avremo sommate le molte migliaia,
altereremo i conti o per non tirare il bilancio
o perché qualche maligno non ci possa lanciare il malocchio,
quando sappia l'ammontare dei baci.
Gaio Valerio Catullo
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    Scritta da: Giorgia Gozzi

    Per molte genti

    Per molte genti e molte acque di mare portato,
    vengo, fratello, a queste esequie dolorose
    per consegnarti l'estremo dono di morte
    e invano parlare, alla tua muta cenere,
    poi che la sorte te, proprio te, mi ha rapito,
    ah infelice fratello, crudelmente strappatomi.
    Ed ora queste offerte, che per l'antico costume
    dei padri, ti reco, triste dono alle tombe,
    accoglile, grondanti di molto pianto fraterno.
    E per l'eternità addio, fratello, addio.
    Gaio Valerio Catullo
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      Povero Catullo

      Povero Catullo, smetti di vaneggiare,
      e quello che vedi  perduto, consideralo perduto.
      Brillarono un tempo per te giorni luminosi,
      quando andavi dovunque ti conduceva lei,
      amata da noi quanto non sarà amata mai nessuna.
      Lì allora si facevano quei tanti giochi d'amore,
      che tu volevi e a cui lei non si negava.
      Brillarono davvero per te un tempo giorno luminosi.
      Ora lei non vuole più: Anche tu non volere, benché incapace di dominarti.
      Non correre dietro a chi fugge, e non essere infelice,
      ma con cuore risoluto resisti, non cedere.
      Addio, fanciulla, ormai Catullo resiste,
      non ti verrà a cercare, non pregherà più te che non vuoi;
      ma tu ti dorrai se non sarai cercata.
      Sciagurata, povera te! Che vita ti aspetta?
      Chi verrà da te ora? Chi ti vedrà bella?
      Chi amerai ? Di chi dirai di essere?
      Chi bacerai? A chi morderai le labbra?
      Ma tu , Catullo, resisti, non cedere.
      Gaio Valerio Catullo
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        Vita e amore a noi due Lesbia

        Vita e amore a noi due Lesbia
        e ogni acida censura di vecchi
        come un soldo bucato gettiamo via.
        Il sole che muore rinascerà
        ma questa luce nostra fuggitiva
        una volta abbattuta, dormiremo
        una totale notte senza fine.
        Dammi baci cento baci mille baci
        e ancora baci cento baci e mille baci!
        Le miriadi dei nostri baci
        tante saranno che dovremo poi
        per non cadere nelle malie
        di un invidioso che sappia troppo,
        perderne il conto scordare tutto.
        Gaio Valerio Catullo
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          Scritta da: Rosaria Spinelli
          Viviamo mia lesbia e amiamo, e ogni mormorio dei vecchi perfidi
          abbia per noi il peso della più vile moneta.
          I giorni possono morire e risorgere
          noi, tramonta la nostra breve luce.
          Dovremo dormire una notte infinita.
          Dammi mille baci, e quindi cento,
          poi dammene altri mille e altri cento ancora. E quando ne avremo a migliaia li confonderemo, per non sapere, perché nessuno getti il malocchio invidioso per un così alto numero di baci.
          Gaio Valerio Catullo
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            Mi chiedi, Lesbia, quanti tuoi baci
            bastino per saziare la mia voglia di te.
            Quanti sono i granelli di sabbia africana
            che è sparsa in cirene ricca di silfio,
            tra l'oracolo torrido di giove
            e il sacro sepolcro dell'antico batto;
            o quante stelle nella notte silente
            spiano gli amori furtivi degli uomini:
            questo è il numero di baci
            che vuole Catullo, pazzo di te.
            Che i curiosi non possono contarli
            né una lingua maligna maledirli.
            Gaio Valerio Catullo
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