Tu che scambi il suo amore per possesso e la donna al tuo fianco per lo sfogo delle tue frustrazioni e debolezze: chi sei tu, vile, per spezzare le ali ad un angelo? Chi sei tu, insignificante nella vita, per soffocare la sua voce -repressa ed impalpabile- tra le tue mani -esangui ma inesauribili-, ingabbiandone ogni sua speranza nel tugurio della tua coscienza? Come puoi scaricare sulle sue esili spalle il fardello d'umiliazioni e vergogne della tua morbosità? Come puoi seppellire l'emozione nella fossa vuota del tuo cuore, e - dopo tutto- avere ancora il coraggio di guardare!?
Farfalla dalle ali spezzate, fuggi dai resti di questa vita, sciogli ogni laccio ancora teso al cuore, rompi il silenzio e libera il tuo represso pianto in urlo colmo di libertà! Anche se un arcobaleno in bianco e nero copre il cielo grigio di solitudine, mira oltre il tuo sguardo denso di pudore, fallo ora, adesso, per sempre! Nessuna gioia potrà sanare le ferite di un cuore irrimediabilmente spezzato, come pane sconsacrato... nessuna rinascita potrà ristabilire l'equilibrio di un'anima appesa a un filo... nessuno potrà ridonare la luce perduta al tuo ormai secco viso, scavato dal tempo e dalle lacrime... Ma dove non puoi giungere domani, in un batter d'ali, potrai arrivare negli anni, sui piedi e con la testa. E se scegliendo la nuova strada, seppellendo il tuo passato, proverai paure, sentirai rimorsi, lasciati andare, che tu sia quel che veramente sei, scopriti da ogni telo, perché non esiste vita migliore di quella che vogliamo e non c'è motivo per non desiderarla! Come da un seme scippato a un fusto può nascere un fiore, così da un presente sottratto a un destino vile può nascere la speranza di un domani migliore! E finché non riacquisterai il dono del sorriso non saprai mai quanto bene possa farti un semplice sorriso.
Piccole stelle esplodono con un sorriso in viso negli occhi pien di vita dei bambini di una piccola stretta terra, imbrattando le strade della loro ingenuità, attingendo dalla tavolozza colorata dei loro pensieri un arcobaleno di sogni.
La spontaneità dei gesti dei bimbi permette loro di guardar ancora in alto solo per ammirar le stelle: inesauribile fonti di speranza per gli altri, sono sempre pronti a dimenticare il giorno prima per progettarne un altro...
Nella verginità dei loro sentimenti ai piccoli non è dato conoscer l'odio, ma la sofferenza si: la vedono ogni giorno negli occhi familiari dei grandi, la nutrono ogni notte del rammarico di non avere conosciuto in tanti...
Figli di un popolo senza Stato e senza terra, loro non sanno cos'è la guerra e possono costruire solo muri di sabbia: vorrebbero liberamente giocare, fuori dai bunker dell'ultimo rifugio; apertamente rincorrersi coi compagni d'oltre muro, non distinguendo per nascita o religione; semplicemente sognare ad occhi aperti, senza rabbrividire del sangue sparso intorno!
I bambini non sanno perché i loro padri a volte li salutano con una cinta imbottita addosso, come per un addio; non comprendono perché ogni giorno la gente scenda in strada con in braccio un piccolo fagotto di lenzuola; non si spiegano come mai certe notti il cielo di Gaza s'illumina a giorno - come se esplodesse- e la gente rifugge - anziché rincorrere - le stelle cadenti...
Nell'ignoranza della loro età a volte piangono senza un perché -o solo perché piangono gli altri-. Molti di loro non lo scopriranno mai, poiché non ne avranno il tempo; molti tra loro lo capiranno appena più tardi, quando - costretti a diventar grandi bruciando le tappe- avranno anch'essi imparato ad odiare...
Frammenti d'indicibile pensiero, briciole d'umana inconsistenza, si accalcano disordinatamente in mente quali stormi in fuga dal cielo.
Impazientemente tutto crolla come fosse niente: scaraventati giù verticalmente, ribaltiamo tutto in cerca di sentenze, cercando l'acuta saggezza tra avanzi d'insipida ignoranza.
Il dolce e l'amaro del giorno rivive la notte, sì che -anche a volerlo- non potremmo più nasconderlo tra le mani: basterebbe togliersele dagli occhi per accorgersi di mentire a se stessi...
Intanto l'uomo invisibile del giorno fattosi notte si gode in solitudine quell'attimo maturo di trepidante attesa, seguendo da anni le luci inconsistenti dell'alba.
Gli occhi spenti di una muta sera affondano i piedi su una tiepida sabbia di stelle calpestando quel senso d'inquietudine e incanto dell'uomo senza domande dell'immenso.
Sulle onde bramose d'una lacrima si riflette la luna morente che s'infrange contro una scogliera d'anime, l'ultima muraglia della sera.
È imbrattando d'animosità la quiete che risorgo ogni giorno dal mare, trovando l'istinto oltre la ragione.
Mute parole -fruscianti come foglie d'autunno sbattute per strada dal vento- cadono inermi sulla terra arida e spoglia spianata da pensieri scostanti di solitudini e tristezze...
Quando l'eco della città risponderà al tuo silenzio?
Schiaritasi la nebbia dagli occhi, levatasi un'alba dentro, un orizzonte d'immagini e confusioni si estende sul letto di Primavera...
Tolto il chiodo che inchiodava frustrazione, sento un respiro affannarsi nelle vene, giungere forzatamente al cuore per riempirmi d'esaltazione e incanto!
Come fiumi di un desiderio in piena, naufragano sogni di cristallo straripando in gioie e amarezze, reggendo aperti gli occhi d'uomo e tenendo vivo il cuore d'un bambino.
Oramai mi riduco a cumuli di "Timore" e "Speranza": il Timore d'innamorarmi... ... e la Speranza d'amare te...