Scritta da: Gianluca Conti Borbone
in Poesie (Poesie personali)
Consapevolezza
Non dirmi cosa devo fare della mia vita.
Non indicarmi la strada maestra.
Io la strada maestra l'ho vista negli occhi di un bimbo.
Quell'azzurro perso nell'infinito grondava sangue.
Ho visto il suo cuore sanguinare
Di una ferita che mai si cicatrizzerà.
L'ho visto correre intorno a un casolare
Inseguito dai suoi compagni
Distrutto, ansimante, continuava a fuggire
Nessuno di loro poteva lenire le sue ferite
Il suo cuore batteva forte
quando la mia mano sul suo petto si è posata
per cercar di fermare quella sua folle corsa.
L'ho vista in me bambino, 34 estati fa
mano nella mano con mio fratello
verso la fine del nostro mondo
È lì che l'ho portato. È lì ci siamo seduti
Sulle colonne di Ercole. Il mondo ai nostri piedi
Ero felice, gli indicai la valle
Un giorno sarà nostro, pensai
Potremo muoverci liberamente lungo quelle strade
La catena era ancora troppo corta per farlo quel dì
Nei miei occhi si rifletteva il mondo che volevo
Lo respirai per sentirmelo dentro per tutta la vita
E ancora oggi, se chiudi gli occhi
Riesco a sentirlo. E lo chiamo libertà
L'ho sentita nelle parole di un'adolescente
Nei suoi gesti, sempre meno bambini, sempre più donna
Nei suoi occhi verdi era tangibile l'allontanamento
Dal suo Io per raggiungere il Noi
Modificarsi, cambiar rotta, allinearsi
Ho osservato la sua entrata nel mondo
Che sento ogni giorno meno mio
L'ho vista proceder spedita e veloce
E felice. Seguire il branco, allontanandosi dalla verità
Che solo la fanciullezza ci fa portare dentro
Benvenuta in questo laido mondo, le ho detto
Ma non dimenticare mai quel che eri
Quel che sei, che tanto si discosterà da quel che sarai
Si fa presto, amico, a dimenticare quel che eravamo
I nostri giochi di bambini
I nostri desideri. I nostri pensieri. La nostra felicità
Ogni giorno un po' di più offuscata
Da un sordido male di vivere
Io però ricordo tutto. Chi ero, cosa volevo
Chi sono, cosa voglio
Mi passo la mano sui capelli sempre più radi e bianchi
Ma sento ancora io miei riccioli neri
Capricci di un bimbo che voleva volare
Ma le sue ali furono tarpate
Oggi, queste ali, si svegliano dal letargo
Perdono qualche piuma
Ma lentamente si aprono
Pronte a riprendere il volo
Verso il mio vero Io
Quello che tu hai abbandonato
Per calpestare le orme altrui.
Ti saluto, amico, riprendo il mio volo solitario
Non dolertene più di tanto
Tornerò spesso ad incrociare la tua via.
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