Non avevo che tre soldi Fu tanto tempo fa Non arrivavo al costo "Più di ieri Meno di domani" Senza posa gli occhi miei correvano Dalla scritta al vecchio curvo dietro il banco Eterno quel silenzio A squarciarlo Come il fischio di una sciabolata Una vocina tremula e sottile "Quanto hai" Le mie labbra si mossero Ancora eterno quel silenzio E poi "Va bene" Mi parve di sognare Era il quattordici febbraio Quella sera indossò la collanina Ma poi la perse Il sogno era finito.
Chiuso in una stanza Porte non ce n'erano Non c'erano finestre Se il buio ha un regno Quella stanza era il suo regno Non si aprirono porte che non c'erano Non si schiusero finestre inesistenti Crollarono le mura La stanza non fu più la mia prigione Accecanti luci abbagliarono i miei occhi Pian piano le palpebre si aprirono In mezzo a tanta luce Come spuntar da densa nebbia Apparve Figura di una fata Ignoravo ch'esistessi Eri tu amore mio Da dove venuta io non so A condurre fuor dall'ombra Alla scoperta della luce Alla conoscenza della vita Un essere indolente Che si aggirava senza scopo In quella stanza senza porte Priva di finestre Che copriva l'esistenza Di un mondo sconosciuto.
Vaga lo sguardo mio fra le stelle Una notte come tante La stessa paglia Sullo stesso suolo Morbida accoglie la mia schiena Per altri Oggi quel cielo è lo stesso d'ieri Non per gli occhi miei Un buco nero questa sera rompe l'incanto Frantuma un sogno Quel nero trasformato in lancia Trafigge la mia carne Penetra nel cuore Lo squarcia E infuocato sangue questo petto inonda Mancano due stelle Nel cielo questa sera Due stelle a completar quel firmamento Mancano i tuoi occhi Volati Non saprò mai perché In un angolo sperduto Di quell'universo immenso Dove giammai L'occhio mio potrà trovarli.
Impresse in mente mia Parole sussurrate In tempo che appare ormai tanto lontano Ricordo un fil di voce Vedrai che arriverà Quel giorno arriverà Ti prenderò per mano Andremo in giro per il mondo E insieme gioiremo Ad ammirarne meraviglie Ma il mondo Non l'abbiamo visto mano nella mano Ho intravisto solitario un altro mondo Immerso in tanto fumo Non so nemmeno s'era un mondo Vago un ricordo Attraversavo un tunnel a braccia tese E tremolanti Poi fu solo vuoto Eccomi ancora a te vicino La tua accarezza la mia mano L'antica promessa Non l'ho mantenuta L'avevo forse solo sognato Ed è rimasto sogno La realtà non è cambiata Il mondo da vedere insieme Resterà dov'era Dove è sempre stato Sulle cartoline.
Quindici anni! Non li avevi ancora Quindici anni. Perché, Se non ancora ho quindici anni, Da solo mi lasciate andare? Non ancora è il tempo per andar da solo! E poi, partir per dove? Silenziose le domande Negli occhi tuoi appassiti, Faticosamente fissi in quelli della mamma. Leggevo anch'io Nel fondo del tuo cuore. Non lo dicevi, Ma sulle labbra tue, In quei velati occhi, Sul tuo viso poggiato su quel seno, Chiaro il desiderio, Angosciosa la domanda: Mamma, io non voglio. Perché mai devo partire? E intanto Ancor sentivi La sua mano sulle guance. Stanco. Eri tanto stanco! Il calor di quella mano Era ancora la tua vita. Sempre più pesanti le tue palpebre, Alzandosi a fatica, Cercavano ancora un po' di luce. Crudele soffio Quella luce spense. E fu silenzio. Lievi sulla fronte Le dita di tua madre. Il tepor di quella dolce mano, Forse, Fu l'ultimo tuo ricordo. Il buio Si fè padron della tua mente. Non l'hai raggiunta, L'hai vista che s'allontanava Quella meta Che, Tu l'avevi detto, Con gli amici volevi festeggiare: I tuoi Quindici anni.
Ieri Doveva essere il giorno Oggi È la notte Lo sapevi ch'era solo illusione Aspro il sapore del vero Ma tu Trattenevi con l'unghie il tuo sogno Respingevi con forza Quelle mani fallaci Premute sul tuo discernimento Ostinate a nascondere a te l'inevitabile E tu Perduto in un sogno irreale Aspettavi la verità rifiutata Ma ieri è passato Hai sentito il rigido colpo Arrivare furente sull'ignuda tua testa Speranze serrate dentro uno scrigno Han visto spezzarsi le chiavi Son corse libere in aria Lasciando in temuto deserto Il dolce ricordo d'un sogno A lungo tenuto in prigione E senza alcuna pietà Inesorabile il colpo T'ha riportato il reale Dove regna angoscia e dolore Oggi.
Chi mai potrà immaginare Che un giorno Ho avuto anch'io voglia di piangere Ne ho tanta ancora Ma lacrime non scendono dai miei occhi Arido deserto avanti a me Vento che alza fitta sabbia A coprir le mie arse carni Ad offuscare il mio guardo stanco Non vedo ombra d'essere vivente Attraversarmi il passo Nel nulla vago Trascinando queste mie stanche membra Nell'opprimente calura Di sconfinata piana Non grida o risa o pianti Se non il sordo rumor del vento Riempie il mio sentir E quella sabbia che s'alza senza sosta Ricoprirà il mio corpo Mi nasconderà al mondo Che ignoro Se mai saprà Che su di esso Un tempo Ho camminato anch'io.
Sembrava che nella sua vita Non ci fosse posto per la luce Ma ecco prepotente Un raggio di sole Squarciò le nubi Colpì il suo viso Le sue palpebre ebbero un sussulto E si strinsero per un attimo Poi le sue pupille Si sforzarono ad accogliere quella luce In essa intravidero qualcosa mai visto prima Ma ecco un'altra nuvola Ammorbidire l'accecante chiaror del sole Fu allora che nitido le apparve il tuo volto Il sorriso sulle tue labbra I tuoi occhi azzurri Che pur tacendo le parlavano Colse qualche parola Le afferrò Le portò Con le mani strette Sul suo petto Ed oggi Di quelle parole Due ne sente ancora Quelle che sono origine D'ogni umana vita Ti amo.
Ho sognato di vedere un volto Ho sognato gli occhi di quel volto Ho sognato uno sguardo da quegli occhi Ho sognato labbra aprirsi in un sorriso Ho sognato di sentir parole uscir da quelle labbra Ho sognato un tragitto mano nella mano Ho sognato la penombra di una stanza Ho sognato lieve un respiro sfiorare le mie labbra Ho sognato cambiare il ritmo di quel respiro Ho sognato non trattenuti leggeri fili di voce Ho sognato impetuoso fuoco avvolgermi le membra Ho sognato l'arrivo lento di eterea calma Ho sognato occhi chiusi che sognavano Ho sognato rosee labbra sfiorarmi ancora in quel sogno Ho sperato che quel sogno non fosse solo un sogno La realtà è invece ch'era proprio un sogno Ho sognato Sì Ho solo sognato.
Oh Essere maledetto Poter entrare nel tuo cuore Leggerne le segrete pagine E cercar fra di esse Quelle più nascoste Per poter capire Il perché degli artifici Che generano gli inganni Di comportamenti assurdi Contro un'anima innamorata Che null'altro chiedeva Se non di donare E Dare un senso Ad una vita vuota.