Le migliori poesie di Gianni Rodari

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Scritta da: Sir Jo Black

Il paese dei bugiardi

C'era una volta, là
dalle parti di Chissà,
il paese dei bugiardi.
In quel paese nessuno
diceva la verità,
non chiamavano col suo nome
nemmeno la cicoria:
la bugia era obbligatoria.

Quando spuntava il sole
c'era subito uno pronto
a dire: "Che bel tramonto!"
Di sera, se la luna
faceva più chiaro
di un faro,
si lagnava la gente:
"Ohibò, che notte bruna,
non ci si vede niente".

Se ridevi ti compativano:
"Poveraccio, peccato,
che gli sarà mai capitato
di male?"
Se piangevi: "Che tipo originale,
sempre allegro, sempre in festa.
Deve avere i milioni nella testa".
Chiamavano acqua il vino,
seggiola il tavolino
e tutte le parole
le rovesciavano per benino.
Fare diverso non era permesso,
ma c'erano tanto abituati
che si capivano lo stesso.

Un giorno in quel paese
capitò un povero ometto
che il codice dei bugiardi
non l'aveva mai letto,
e senza tanti riguardi
se ne andava intorno
chiamando giorno il giorno
e pera la pera,
e non diceva una parola
che non fosse vera.
Dall'oggi al domani
lo fecero pigliare
dall'acchiappacani
e chiudere al manicomio.
"È matto da legare:
dice sempre la verità".
"Ma no, ma via, ma và..."
"Parola d'onore:
è un caso interessante,
verranno da distante
cinquecento e un professore
per studiargli il cervello..."
La strana malattia
fu descritta in trentatré puntate
sulla "Gazzetta della bugia".

Infine per contentare
la curiosità
popolare
l'Uomo-che-diceva-la-verità
fu esposto a pagamento
nel "giardino zoo-illogico"
(anche quel nome avevano rovesciato...)
in una gabbia di cemento armato.

Figurarsi la ressa.
Ma questo non interessa.
Cosa più sbalorditiva,
la malattia si rivelò infettiva,
e un po' alla volta in tutta la città
si diffuse il bacillo
della verità.
Dottori, poliziotti, autorità
tentarono il possibile
per frenare l'epidemia.
Macché, niente da fare.
Dal più vecchio al più piccolino
la gente ormai diceva
pane al pane, vino al vino,
bianco al bianco, nero al nero:
liberò il prigioniero,
lo elesse presidente,
e chi non mi crede
non ha capito niente.
Gianni Rodari
Composta lunedì 14 novembre 2011
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    Scritta da: mor-joy

    Il cielo è di tutti

    Qualcuno che la sa lunga
    mi spieghi questo mistero:
    il cielo è di tutti gli occhi
    di ogni occhio è il cielo intero.
    È mio, quando lo guardo.
    È del vecchio, del bambino,
    del re, dell'ortolano,
    del poeta, dello spazzino.
    Non c'è povero tanto povero
    che non ne sia il padrone.
    Il coniglio spaurito
    ne ha quanto il leone.
    Il cielo è di tutti gli occhi,
    ed ogni occhio, se vuole,
    si prende la luna intera,
    le stelle comete, il sole.
    Ogni occhio si prende ogni cosa
    e non manca mai niente:
    chi guarda il cielo per ultimo
    non lo trova meno splendente.
    Spiegatemi voi dunque,
    in prosa od in versetti,
    perché il cielo è uno solo
    e la terra è tutta a pezzetti.
    Gianni Rodari
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      Scritta da: Romeo

      Filastrocca per contare

      Zero mosche sopra un prato,
      uno struzzo addormentato,
      due api nere e gialle,
      tre bellissime farfalle,
      quattro gatti sopra al letto,
      cinque topi sotto al letto,
      sei pinquini infreddoliti,
      sette polipi impauriti,
      otto cani in compagnia,
      nove pesci in allegria.
      Gianni Rodari
      Composta sabato 23 aprile 2011
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        Scritta da: Sir Jo Black

        Lo zampognaro

        Se comandasse lo zampognaro
        che scende per il viale,
        sai che cosa direbbe
        il giorno di Natale?
        "Voglio che in ogni casa
        spunti dal pavimento
        un albero fiorito
        di stelle d'oro e d'argento".
        Se comandasse il passero
        che sulla neve zampetta
        sai che cosa direbbe
        con la voce che cinguetta?
        "Voglio che i bimbi trovino,
        quando il lume sarà acceso,
        tutti i doni sognati,
        più uno, per buon peso".
        Se comandasse il pastore
        dal presepe di cartone
        sai che legge farebbe
        firmandola col lungo bastone?
        "Voglio che oggi non pianga
        nel mondo un solo bambino,
        che abbiano lo stesso sorriso
        il bianco, il moro, il giallino".
        Sapete che cosa vi dico
        io che non comando niente?
        Tutte queste belle cose
        accadranno facilmente;
        se ci diamo la mano
        i miracoli si fanno
        e il giorno di Natale
        durerà tutto l'anno.
        Gianni Rodari
        Composta lunedì 14 novembre 2011
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          Scritta da: Elisabetta

          Gli odori dei mestieri

          Io so gli odori dei mestieri:
          di noce moscata sanno i droghieri,
          sa d'olio la tuta dell'operaio,
          di farina il fornaio,
          sanno di terra i contadini,
          di vernice gli imbianchini,
          sul camice bianco del dottore
          di medicine c'è un buon odore.
          I fannulloni, strano però
          non sanno di nulla e puzzano un pò
          Gianni Rodari
          Composta venerdì 24 luglio 2009
          dal libro "Filastrocche Italiane" di
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            Scritta da: Rosarita De Martino

            A voce bassa

            Filastrocca a voce bassa,
            chi è di notte che passa e ripassa?
            È il principe Fine e non può dormire.
            Perché ha sentito una foglia stormire?
            O forse è l'omino dei sogni che porta
            i numeri del lotto di porta in porta?
            È un signore col mal di denti
            in compagnia di mille tormenti?
            L'ho visto; è il vigile notturno
            che fa la ronda taciturno:
            i ladri scantonano per la paura,
            la città dorme sicura.
            Gianni Rodari
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              Scritta da: Rosarita De Martino

              Il mago di Natale

              S'io fossi il mago di Natale
              farei spuntare un albero di Natale
              in ogni casa, in ogni appartamento
              dalle piastrelle del pavimento,
              ma non l'alberello finto,
              di plastica, dipinto
              che vendono adesso all'Upim:
              un vero abete, un pino di montagna,
              con un po' di vento vero
              impigliato tra i rami,
              che mandi profumo di resina
              in tutte le camere,
              e sui rami i magici frutti: regali per tutti.

              Poi con la mia bacchetta me ne andrei
              a fare magie
              per tutte le vie.

              In via Nazionale
              farei crescere un albero di Natale
              carico di bambole
              d'ogni qualità,
              che chiudono gli occhi
              e chiamano papà,
              camminano da sole,
              ballano il rock an'roll
              e fanno le capriole.

              Chi le vuole, le prende:
              gratis, s'intende.

              In piazza San Cosimato
              faccio crescere l'albero
              del cioccolato;
              in via del Tritone
              l'albero del panettone
              in viale Buozzi
              l'albero dei maritozzi,
              e in largo di Santa Susanna
              quello dei maritozzi con la panna.

              Continuiamo la passeggiata?
              La magia è appena cominciata:
              dobbiamo scegliere il posto
              all'albero dei trenini:
              va bene piazza Mazzini?

              Quello degli aeroplani
              lo faccio in via dei Campani.

              Ogni strada avrà un albero speciale
              e il giorno di Natale
              i bimbi faranno
              il giro di Roma
              a prendersi quel che vorranno.

              Per ogni giocattolo
              colto dal suo ramo
              ne spunterà un altro
              dello stesso modello
              o anche più bello.

              Per i grandi invece ci sarà
              magari in via Condotti
              l'albero delle scarpe e dei cappotti.

              Tutto questo farei se fossi un mago.
              Però non lo sono
              che posso fare?

              Non ho che auguri da regalare:
              di auguri ne ho tanti,
              scegliete quelli che volete,
              prendeteli tutti quanti.
              Gianni Rodari
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                Scritta da: Rosarita De Martino

                O anno nuovo

                O anno nuovo, che vieni a cambiare
                il calendario sulla parete,
                ci porti sorprese dolci o amare?
                Vecchie pene o novità liete?
                Dodici mesi vi ho portati,
                nuovi di fabbrica, ancora imballati;.
                trecento e passa giorni ho qui,
                per ogni domenica il suo lunedì;
                controllate, per favore:
                ogni giorno ha ventiquattr'ore.
                Saranno tutte ore serene
                se voi saprete usarle bene.
                Vi porto la neve: sarà un bel gioco
                se ognuno avrà la sua parte di fuoco.
                Saranno una festa le quattro stagioni
                se ognuno avrà la sua parte di doni.
                Gianni Rodari
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