Richiamo al risveglio, nel tuo nome, voluta, quale espressione di amore, desiderata, come il viandante la sua meta, attesa, come per un bimbo il suo dono. Nel silenzio dell'antro uterino, alle soglie della porta che accede all'esistenza, barlume flebile, hai deciso di spegnerti, quale germoglio senza vita. Come petalo di un fiore, staccatosi dalla sua corolla, ti sei adagiata, dolcemente, sulle ali, maestose, di un angelo.
Soffici volatili, dal piumaggio elegante, sospesi sull'acqua increspata del lago; la brezza schiaffeggia le sponde riottose che assistono, inermi, al lento suicidio di un albero stanco. Un mulinello di solitudine mi avviluppa le membra e dolce riverbera e torna alla mente un ricordo lontano... Altro lago, altro profilo, di un altro orizzonte. Vento vigoroso, ebbrezza ormonale. Un forte acquarello regalo all'oblio.
Una pausa del tempo testimonia il palesarsi di una zoppia uterina. Un sacco avvolge i rifiuti della mente ed è incenerito sugli altari di un dio pagano. Le parole mai dette si arrampicano, contorte, su pareti scoscese; nel fragore di esprimere una forte sensazione... mi sorprende un'agonica afonia.
Dove vuoi arrivare puledro ferito, percosso, sfregiato, compagno dei miei giorni? Ostacoli ostinati, incontri, sul tuo percorso difficile; ma forse sogni, ancora, traguardi importanti. Si spegne la fiamma di olimpiche gesta e i ricordi non sanano ferite profonde. Dalle nuvole di parole, mai dette, scende grandine di verità, che può far male.
Pensi di aver dato un'idea e un'immagine della tua vita, come cassetto di mobile antico, ricca di incastri artigiani, resistenti nel tempo. Oggi t'accorgi, invece, di aver usato colla superflua, e inefficace, a far reggere e connettere intricate connessioni familiari.
Ti guardo, oggi, con gli occhi del passato, e vedo scorci di un'avventura condivisa; mani intrecciate in cerca di chissà cosa e labbra carnose che si avvicinano ansiose. Ti penso, oggi, con la vita in discesa e mi chiedo, da intruso, come sarai.
C'è un tempo della vita per vivere delle storie. C'è un tempo, per conservarle, in un cassetto della mente. C'è un tempo in cui, aprendo quel tiretto, ti accorgi che ci sono, soltanto, vecchi ricordi sbiaditi.
Percezioni smontate, in fondo ad un arido pozzo, arrancano e affiorano dal passato per farsi strada, e ricomporsi, negli intrecci del mio pensiero.
Sensi sciolti appesi a nebulose distinte denotano stanchezza nel ghermire il presente, e come versi sparsi su un terreno infecondo fanno fatica a prendere forma.
Sensazioni scomposte, su percorsi intricati, palesano spossatezza nell'affrontare il futuro mi elargiscono indifferenti emozioni e una sensazione di profondo sgomento.
Scie indelebili, effimere, s'inerpicano sulle vette del tempo, come tracce smembrate su improbabili sentieri della mia vita. Come stampe antiche, sigillate in sarcofagi egizi, regalano al mondo culture mai estinte e rivelano, intatte, verità mai dome, così si concretizzano, al mio cospetto, impronte dell'anima, incastonate su un anello vetusto, per ricordarmi l'essenza dell'esistere. Qui, ora, travolto da un impeto etereo emergono impressioni scomposte, tra spettinate certezze, e annaspano, docili, tra oceanici flutti.
Relax al vento caldo della costa africana, condita di contraddittorie culture, recondite; sguardi incrociati di sanguigni occhi sperduti: spenti e accesi, ad un tempo, ed enigmatici.
Imperiosi uomini ed imperiali donne Masai che han perso il loro pervicace orizzonte divino; piegati a leggi commerciali di sopravvivenza svendono, con orgoglio, le loro viscere identitarie.
Un mare stupendo, cangiante alle alte e basse maree, ti regala e ti esprime il senso profondo della vita; in cambio ti chiede una continua riflessione sulle cose essenziali della tua vita quotidiana.
Tutto qui urla con violenza, forza e determinazione incenerendo, lentamente, le tue velleità europee; soffoca, dolcemente, le tue originarie dinamicità e... sopprime, gradualmente, le tue ansie e le tue manie.