Per te in orazione, io sono senza oblio, qui fra ginestre il tramonto è di seta, oscuro treno ti portò lontano. Le foglie tessono reti d'ombre, e sàcculi.
Il figlio
L'acqua del mare è il mio cammino, e tu non mi senti, io errante tremo. Sarà rosso il paese sulle tegole, e molli le balze d'erba - il rivo geme?
La madre
Qui gentile gallo canta per te, fra poco bianca capigliatura avranno le stelle. Mori e cristiani raccolgono timo; molto confusa è la tua voce per me.
Il figlio
Mi langue l'occhio, madre, e a me sopra il mare ruota senza allegrezza. La mia mano è fronda tra alghe - vizza, la Fenice non rinasce.
La madre
Allungo le dita per cercarti, figlio, ma ti sento in mezzo a ritorte radici. Nella terra dalle pietre rosse, sai, va il carretto: tu fosti per me giglio.
Il figlio
Suonano pesci sul mio corpo, madre, scintilla mi fu la mente che in alto si dissolse nel boreale vento. Attorno non ho rugiada in selva; qui è abisso.
Crescevan nella tomba le unghia a Giuseppe, morto, adunche. Liquefatto gli gocciava il fegato. Nelle cave orbite senza luce aveva due tenere rotule di Ririrì. Dal cervello putrescente e dalla teca si sperdevan milioni di pensieri in filiere per i cipressi del cimitero.
Dio verdolino come libellula, lì cercava di penetrare fra le estreme cellule. Ma gli oscurava a lampi la via, la Tenebrosa. Bolliva nel vicolo la pignatta - oh, quanto fonda! - di donna Riricchia. Nella valle in paura del vento, le canne. Picchia la notte sugli ossi secchi della tomba.
Per l'Associazione di Volontariato Sìloe di Frosinone
I disabili guidati da Immanuel seguivano in carrozzelle sbilenche per calanchi e sassaie, assetati, Gesù che, con calzari di sicomoro, andava a meditare, stanco del mondo chiuso in un tramonto immobile, d'oro, sul Mar Morto. Che sorto fra aride colline esile fiottava contro le sponde.
Lo seguiva la turba dei disabili, fra cui il bimbo di sei anni, Filippo. Un bue ruminando erbe secche e spine, negli occhi li rifletteva tutti da uno scoglio storto. Gesù alzò sulle acque le mani, e si tacque la turba. Con una bilancia di quarzo ne pesò le anime assieme ai minuscoli quark e leptoni.
"O voi che costituite l'universo", disse il Maestro, "leptoni e quark, e disabili verso Dio rivolti, e Immanuel, in quel Mar Morto se i piedi immergete, entrerete in uno Spirito risorgente in tanti tempo-spazio". Il tramonto finiva blu, e i disabili in una nube di quark, ebbero il corpo sano vedendo emergere dalle acque Iddio.