Ti prego, dai! Giochiamo a "fare finta". Lo tiro a me e addosso me l'avvinghio.
Il sole picchia e batte senza pace, ci siamo solo noi, qualche piccione errante ed una fontanella che pare agonizzante.
Conosco l'amarezza sotto quel ciuffo scuro. Milano a ferragosto! Roba da aver paura.
E noi siamo proprio là! Vi prego non credete al frutto di una scelta, l'ansia di sfuggir gente, l'anelito a "partenze intelligenti".
Niente di tutto questo, nessuna idea elegante, solo noi due in bolletta e soldi in tasca niente.
E allora, dai! Bisogna farlo, giocare, come allora a "fare finta".
Traversiamo quartieri sconosciuti, -nella città in cui pure siam cresciuti - e l'avventura, così come allora, comincia con le insegne, prosegue coi colori.
Proprio a sinistra, uscendo dal metrò, sbattiamo quasi addosso ad un bistrò. Tre insegne dopo "la casa dell'omelette" promette gioie al palato e tete a tete.
"Guarda, siamo a Parigi!" Dico mentre gli cingo il fianco. "Non vedi che è Marsiglia?" Non senti il mare e l'odor di triglia? "
e mentre ci baciamo - e non vedevo l'ora- io me lo guardo ancora e l'amo più di allora.
Giace artistico un calzino sopra al tavolo in cucina. La tua giacca da lavoro cerca invano il suo ristoro nell'armadio spalancato e da lei colonizzato. Il decoder l'hai trovato nel tuo frigo incasinato. Perché mai l'avrò sposata? Gemi ancora imbambolato. Poi ti corre tra le braccia il sorriso più radioso, mille donne in una sposa. Lei è l'eterna primavera e tu l'ami tutta intera.
E fui nel tempo, nel tempo sono stata nuvola erratica, salsedine giù al molo, la trasparenza lieve del mattino. la nomade irruente, senza pace, quella che fugge vincoli e pianti di bambini.
Fu un dio beffardo, un satiro con vesti lacerate e occhi lustri a sceglierti per me nel gorgo turbolento di quelli che s'arrischiano da soli e che, da soli, per la terra vanno.
La grande mano aprì e senza cautela ti scagliò accanto a me, poi passò ad altro.
E ancora adesso stiamo a domandarci chi tra quel dio o noi due rimase stupefatto dall'esito di quel remoto suo capriccio.
Ancora adesso, mentre dolcemente, continuo a lungo a scompigliarti i ricci.