Non pensare, lasciati vivere nel fluttuare di questo confuso reale.
Sospesa tra ciò che sono e quello che il mondo percepisce del mio Essere, vago alla ricerca di valori comuni.
Osservo: buonismo ipocrita ideologie da kamikaze collasso etico clientelismo perpetuato.
Urlo ma nessuno mi ascolta mi contraggo nei doloranti angoli della mia anima.
Silenzio... parole soffocate per un rispetto che nessuno merita... ma il mio Ego urla non si arrende all'indifferenza e apre continue porte alla Speranza.
Come augelli vi vedo partire verso lidi sconosciuti vi osservo allontanare in cieli azzurri pieni di promesse. In gruppo o solitari attraversate spazi infiniti e dall'alto proiettate i vostri esseri in un sogno di vita che generosa vi chiama.
Un giorno anche se per un solo attimo ripenserete a questo momento e sorridendo il ricordo tornerà a questi anni ormai lontani passati nella spensieratezza di giocose e contraddittorie inquietudini.
Rammenterete gioie e drammi lacrime e sorrisi litigi ed abbracci.
In quell'istante avrete la sensazione che il tempo sia passato in un batter d'ali.
Ritornando al vostro presente vi compiacerete di ciò che nella vita avrete realizzato ma qualora intuiste che ciò che vi circonda non vi soddisfa non esitate... spiegate le vostre ali alzatevi in volo osservate guardinghi dall'alto lontano dalla routine di tutti i giorni che tedia il vostro animo... Volontà e Costanza sono ali robuste vi consentiranno di approdare proprio lì... dove la vostra idea di vita vuole approdare.
Dietro un trespolo antico, nella meraviglia ingenua di un sorriso innocente, il ricordo ritorna a giorni leggiadri.
Nel fresco mattino di Primavera, una bambina segue il suo aquilone colorato, non può impedire al vento di fermarsi e corre lontano... La gioia la conduce in luoghi sconosciuti e la curiosità l'avvinghia alla vita, perdendo di vista il suo aquilone.
Non conosce il suo destino ma nel buio di stanze fredde e sinistre, trova il coraggio nel ricordo. In una casa fantastica ma senza vita, in un angolo solitario, intravede il suo aquilone logoro e sbiadito.
Si siede sconsolata e un gran senso di colpa l'assale: lacrime trattenute da troppo tempo rigano le rosse gote Un dolore forte e lancinante trafigge il suo esile corpo, si solleva a fatica, vacilla, ma ricomincia la sua sua folle corsa senza fermarsi a pensare.
Si acquieta vicino ad un limpido torrente. Tutto intorno è armonia luminosa, e un vento capriccioso sfiora il suo viso insolitamente pacato.
Il suo sguardo è rapito da una bambina vestita di fiori e d'oro. Nessuna parola, nessun ripensamento, si prendono per mano e felici vanno incontro al domani.
Nella trasparenza di una lacrima lenta ed impercettibile l'amore per la vita e l'attaccamento a quel barlume di speranza che non permette la resa e prende forza dal limite della caducità.
Un volo pindarico: orizzonti fantastici sospesi tra mondo terreno ed ultraterreno.
Il brivido del dubbio... il lancio di una moneta nel vuoto di un mistero insolubile e... poi quell'intollerabile certezza.
Le tracce di percorsi infiniti, che trovano risposte in un binario parallelo ed irraggiungibile, attaccati al nostro egoismo consapevole e maturo, che vuole questa vita nella sua irripetibile univocità.
Ahimè, quale immagine può raffigurare il percorso del mio essere, se non quella di un dinosauro inadeguato?
Un enorme animale che, trascinando la sua esistenza solitaria, ignaro della sua mole, incute paura ed orrore ma non se ne preoccupa: le sue brutture sono lo specchio dell'animo di chi lo giudica senza pietà. La sua presenza non passa inosservata: troppo diversa per essere accettata.
Nella casa di bambole non può celare la sua essenza, urla la sua vitalità, scambiata per immane furia distruttiva.
I suoi movimenti, per cercare una posizione che non disturbi la quiete di chi, con la perfidia e l'inganno, ha nutrito prole altrui, generano frastuoni che rimbombano nella valle incantata, attraverso echi amplificati e deformati dalle urla di chi vuol seminare panico.
Nessuno riesce a capire e il delirio collettivo degenera in follia.
L'animale deve essere addomesticato, sentenziano! Ma come può il dinosauro vivere in una gabbia dorata che lo isoli dal mondo, per poterne far parte?
Nonostante capisca di rinnegare se stesso, si cimenta in dissertazioni sulle porcellane del negozio e finge di non intuire il vero intento dei suoi carcerieri. Ma il gesto atteso ed orchestrato viene compiuto, indicando un piccolo vassoio nell'angolo di una vetrina, al viandante che gli si avvicina incuriosito.
La gioia disperata del dinosauro non vacilla, guardando l'abisso che ha davanti: apre lentamente l'anta e mostra con fierezza quel vassoio.
Un vento gelido si alza impetuoso, dopo che, anche la più piccola finestra della casa delle bamole, sia stata serrata accuratamente, si veste di uragano e si avventa sul negozio distruggendo ogni cosa.
Lo sguardo del dinosauro è ormai rassegnato, porge, con delicatezza, quel vassosio all'incredulo viandante e, in un baleno, è come inghiottito dalla vallata.
Il viandante riprende il suo cammino, disorientato e stordito, porta con sé quel prezioso dono, cercando di dare un senso a quella frenetica pazzia.
Verso sera si siede stanco ed esausto e ripensa tristemente al dinosauro.
Osserva la vallata dalla cima del monte, stringendo a sé il vassoio, inorridisce: le bambole si muovono al ritmo di una macabra danza, improvvisamente, quell'eco spaventoso torna inquietante ... che delirio! Un altro innocente perisce, in nome di un potere che codardamente cela sempre il suo vero colto!
Si muove sinuoso nel delirio di onnipotenza. Riconosce la sua preda perché è altro da sé. Annusa le sue debolezze e la sua forza. È violento, senza rimorsi e perpetua una legge senza rispetto.
Urla violenza gratuita e trova riscontri nell'ottusità di chi non riconosce limiti al proprio egocentrismo.
Si insinua in forme diverse e trova sempre terreni fertili dove attecchire.
Non ha pace e nel suo percorso miete vittime senza pietà ... uomini, donne, bambini, ideali...
Contro la fragilità dei singoli si accanisce, contro l'opposizione di chi, tenacemente, non si arrende trova la sua sadica compiacenza poiché il sopruso e l'ingiustizia sono la sua vita e il dolore altrui il suo nutrimento.